Il poeta della «fiorentina»: non mi spaventa più niente
Il macellaio più famoso del mondo è Dario Cecchini, il poeta della fiorentina. Con la sua Antica Macelleria Cecchini di Panzano in Chianti e annessa «Officina della Bistecca», è da sempre uno...
Il macellaio più famoso del mondo è Dario Cecchini, il poeta della fiorentina. Con la sua Antica Macelleria Cecchini di Panzano in Chianti e annessa «Officina della Bistecca», è da sempre uno strenuo difensore della buona «ciccia». Leggendaria la sua lotta per reintrodurre la tradizionale bistecca con l'osso - ai tempi della paura per la mucca pazza – al quale, nel 2001, Cecchini officiò addirittura un funerale, con tanto di sepoltura e lapide. «Ci vuole buon senso per tutto quello che si fa nella vita, a cominciare dal cibo – dichiara – ma il buon senso va usato anche contro gli allarmismi. Se la carne è cancerogena, soprattutto la carne rossa, l'uomo preistorico non sarebbe sopravvissuto abbastanza per riprodursi e fare in modo che noi oggi fossimo qua». Il macellaio-poeta che ama declamare interi canti della Divina Commedia mentre affetta le sue bistecche leggendarie ha un suo ragionamento che si avvale della sua cultura enciclpoedica (chissà dove ha trovato il tempo per apprendere tutte queste cose). «Rivendico di essere figlio di Lucrezio (Tito Lucrezio Caro n.d.r.) che nel suo De rerum natura mette l'uomo al centro del mondo; la vita quindi non è un pentimento, ma un convivio rinascimentale; non a caso nel mio ristorante, si mangia la carne e si celebra la vita, con il più alto valore nutritivo e il massimo godimento alimentare». Colto ma anche accanito mangiatore di carne. «Da carnivoro naturale – aggiunge – rivendico un'attenzione verso gli animali. Il fatto che gli animali abbiano una buona vita, un buon trattamento, spazio sufficiente e cibo di qualità, è parte integrante del macellaio artigiano, quale io sono e mi ritengo con orgoglio. È la prima e fondamentale fase per arrivare a una buona qualità della carne». Perché c'è un'etica anche nel mangiare la carne. «Lasciatemi però esprimere una perplessità: con tutta una cultura e una tradizione di salumi buoni e apprezzati in tutto il mondo, mi sembra strano che sia emersa «improvvisamente» questa linea guida». Lui si comporterà come sempre. «Continuerò a farmi una bella fetta di prosciutto o di salame, in mezzo a due fette di splendido pane toscano e un bel bicchiere di Chianti Classico. L'importante è che il prosciutto e il salame siano prodotti da un buon artigiano»
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