"I preti gay? Un numero incredibile"
Il presidente dell'Arcigay: "Da Bergogliolinguaggiodiverso ma stessa sostanza" LEGGI ANCHE Ma l'outing del teologo non cambierà il sinodo
«Monsignor Charamsa non è certamente l'unico prete gay. Nella Chiesa a tutti i livelli esiste una quantità incredibile di omosessuali e lo stesso Vaticano lo sa. Chissà se questo coming out spingerà altri a parlare. Purtroppo, però, ne dubito». Per Flavio Romani, presidente nazionale dell'Arcigay, non c'è da meravigliarsi riguardo all'outing del sacerdote polacco che ha dichiarato di essere gay e avere un compagno. Il coming out di monsignor Charamsa sta facendo molto discutere. «È una notizia che ci e mi ha fatto riflettere. A partire dal coraggio e dalla forza interiore che hanno spinto quest'uomo a uscire allo scoperto in un mondo come quello cattolico così ostile all'omosessualità. Dove si fa di tutto per renderla invisibile. Un prete gay, però, non è una novità». Cioè, ce ne sono altri? «Lo ha detto lo stesso Charamsa di voler parlare anche a nome dei tantissimi sacerdoti omosessuali che non si dichiarano. La quantità di gay nella Chiesa è altissima, incredibile numericamente. Ne conosco anch'io alcuni. Ma si nascondono, spesso anche da loro stessi. E il Vaticano è a conoscenza di tutto questo». Quindi, non c'è da stupirsi alla notizia di un sacerdote omosessuale? «Per me l'unica novità è sapere che un prete gay ha una relazione stabile. Voglio dire, una storia d'amore reale e seria». Pensa ci fosse bisogno di fare outing in maniera così eclatante? «Non so quali siano stati i motivi ad aver spinto Charamsa a dichiarare la propria omosessualità in modo così forte. Ma è stato un bene. Perché ha creato un dibattito a più livelli». Dal Vaticano hanno già fatto sapere di aver sospeso il teologo da tutte le funzioni presso la Santa Sede. Cosa ne pensa? «Che se avesse detto di amare una donna, la reazione sarebbe stata meno violenta e disumana. Frequentemente si sente parlare di preti che hanno relazioni eterosessuali, ma non vengono trattati con la stessa durezza. La Chiesa mal sopporta l'omosessualità, la disprezza. E non ha nessuna considerazione di tipo umano per i gay, creando un inferno di odio contro di loro». Certo la dichiarazione è arrivata anche alla vigilia del Sinodo sulla famiglia. «La Chiesa parla di famiglia, ma i preti non possono crearsene una loro. Parla di sesso, ma professa il celibato, una vera violenza per l'uomo. Bisognerebbe conoscere, prima di parlare». Insomma, il Vaticano non dovrebbe parlare neppure di omosessualità. «Al contrario. Spero che questa confessione porti a una riflessione profonda e sincera anche della Chiesa. Soprattutto in un momento come questo dove si sta creando persino la psicosi del transgender». Pensa che Papa Francesco, considerato così moderno, riuscirà ad affrontare in modo diverso il tema dell'omosessualità? «Rispetto agli altri Pontifici, sicuramente Bergoglio usa un linguaggio diverso. Ma la sostanza è la stessa. Il fatto che abbia voluto incontrare nel suo viaggio in America l'impiegata in carcere per essersi rifiutata di rilasciare licenze di matrimonio omosessuale, la dice lunga sulla sua modernità». Crede ci saranno altri coming out? «Sarebbe bello se i preti o le suore omosessuali dicessero: 'Anch'io sono gay o sono lesbica. Ora condannatemi'. Penso, purtroppo, che il caso di Charamsa rimarrà isolato».
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