«Ho un tumore ai polmoni» La battaglia più dura di Emma
«Recentemente mi sono sottoposta a dei controlli medici di routine che però hanno evidenziato la presenza di un tumore al polmone sinistro. Si tratta di una forma localizzata e ancora asintomatica,...
«Recentemente mi sono sottoposta a dei controlli medici di routine che però hanno evidenziato la presenza di un tumore al polmone sinistro. Si tratta di una forma localizzata e ancora asintomatica, ma ciononostante richiederà un trattamento lungo e complesso di chemioterapia che è già stato iniziato e che durerà almeno 6 mesi. Non sono intenzionata ad interrompere le mie attività politiche, perché non ci si può dimettere dalle proprie passioni, ma queste attività dovranno essere organizzate in base alle esigenze mediche cui è necessario dare in questo momento una priorità assoluta, cosa non facile anche per me». Sono le parole con le quali, da Radio Radicale, Emma Bonino ha ieri annunciato al mondo la sua malattia. Una rivelazione alla quale è seguita un'ondata di solidarietà oltre le bandiere politiche. Certo, di fronte ad argomenti così angosciosi è impossibile non essere mossi dalla pietas. Ma nel caso della Bonino, c'è qualcosa che va oltre. E che, in un certo senso, sembra addirittura inspiegabile. In fondo, le battaglie di Emma nel corso della sua ormai quarantennale esperienza politica, sono quanto di più divisivo sia possibile immaginare. Un caso per tutti, quello più emblematico: l'aiuto che la leader radicale diede fin dagli anni '70 a migliaia di donne che volevano abortire quando l'aborto, in Italia, era ancora reato. Un comportamento, quello della Bonino, che le avocò per sempre le simpatie di una parte dell'opinione pubblica e che, probabilmente, ha anche contribuito a cancellare le sue chance di salire al Quirinale ogni qual volta il suo nome è stato avvicinato alla poltrona più alta della Repubblica. Se oggi, nonostante le tante battaglie controverse, Emma raccoglie la solidarietà e la commozione di gran parte dell'opinione pubblica, è soprattutto perché nessuno può mettere in dubbio il suo coraggio e la sua lealtà. Doti, ahinoi, sempre più rare nei politicanti odierne. Il coraggio la Bonino l'ha dimostrato mettendo la faccia in ogni sua battaglia. Anche quando questo significava mettere a repentaglio la propria libertà personale. Fin dal 1975, quando si consegnò proprio per il delitto di procurato aborto. O nel 1987, quando manifestò a Varsavia contro la dittatura comunista del generale Jaruzelski e venne arrestata per poi essere espulsa dalla Polonia. O ancora nel novembre 1990, quando per denunciare la legge statunitense che richiedeva la prescrizione medica per la vendita di siringhe, si fece arrestare a New York mentre distribuiva siringhe sterili. La lealtà, invece, sta tutta nel suo pluridecennale e specialissimo rapporto con Marco Pannella, storico leader dei Radicali e suo «gemello siamese» in politica. Una fedeltà che ha superato anche gli anni in cui le divergenze politiche sembravano insanabili: «Per motivi di generazione e anche di gusti sessuali diversi non ci è mai capitato di sentirci attratti - disse Emma una volta di Marco - questo non esclude che, a modo nostro, si tratti di amore. Anzi di più, perché gli amori passano, Marco resta». Ed è uno scherzo beffardo se oggi la Bonino si trova a combattere contro lo stesso male, il tumore ai polmoni, che affligge Panella. Uniti nella politica, uniti anche nella malattia. Uniti, si può dire riavvolgendo il nastro della storia, persino nei mea culpa. Perché Emma e Marco non hanno mai difettato di coerenza, ma hanno saputo anche ammettere i propri errori e chiedere scusa. Furono i Radicali, nel 1978, a contribuire con una durissima campagna alle dimissioni dal Quirinale di Giovanni Leone. E furono sempre loro, vent'anni dopo, a riabilitare pubblicamente il vecchio presidente della Repubblica in occasione del suo 90° compleanno. È chiaro che difficilmente un tumore potrà spezzare le resistenze di una donna del genere. «L'uomo giusto», come la etichettarono i suoi stessi amici radicali nel 1999, quando per la prima volta il suo nome ricorse tra quelli in lizza per il ruolo di Capo dello Stato. Emma Bonino non si arrenderà, e non solo perché sospinta dall'ondata di affetto che ha portato ieri l'hashtag #forzaemma tra i trend topic di Twitter. Ma anche perché la stessa malattia rappresenta una battaglia da combattere. Non per se stessa, ma soprattutto per gli altri. «A tutti coloro che in Italia e altrove affrontano questa o altre prove - le sue parole a Radio Radicale, spezzate dalle lacrime - voglio solamente dire che dobbiamo tutti sforzarci di essere persone e di voler vivere liberi fino alla fine. Insomma, io non sono il mio tumore e voi neppure siete la vostra malattia, dobbiamo solamente pensare che siamo persone che affrontano una sfida che è capitata».
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