Marò, Renzi si inchina all'India
Al G20 incontra il premier Modi: "Faremo il possibile, ma niente polemiche". Intanto alla Corte Suprema di New Delhi sono fermi da mesi i ricorsi italiani. Di Stefano (M5S): «Dal governo solo parole»
Matteo Renzi al vertice G20 in Australia si ricorda, per una volta, dei nostri marò. E assicura che l'Italia sta facendo tutto il possibile per poterli liberare e riportare in Italia. Ma il premier si è affrettato anche a spiegare che uno degli obiettivi principali è di non «disturbare» troppo il governo indiano, per paura di far riesplodere altre contrasti e liti. Insomma Renzi non usa parole forti ma preferisce blandire gli indiani. Nonostante da mesi la Corte Suprema, dove i dossier dei ricorsi dello Stato italiano e degli stessi fucilieri giacciono dopo la decisione che la giurisdizione sul caso non era del Kerala ma dello Stato centrale, non tenga più udienze. Il 12 dicembre ne è prevista una alla Cancelleria della stessa Corte in cui si dovrà verificare se i ministeri competenti indiani e la polizia investigativa Nia hanno risposto ad una richiesta di parere sull'istanza italiana tendente ad eliminare la stessa Nia dal processo. Questo perché dopo che la Corte ha accolto la posizione del precedente governo a rinunciare all'uso della legge antiterrorista Sua Act per processare Latorre e Girone, i legali della difesa hanno chiesto che anche la polizia Nia sia esclusa perché essa può operare solo con le leggi antiterroriste. «Noi stiamo seguendo con grande attenzione la vicenda dei due marò nel rispetto di una grande querelle internazionale ma bisogna evitare di rinfocolare la polemica e rispettare quanto stabilito. Faremo tutto quanto è possibile», ha spiegato ieri mattina da Brisbane dopo aver incontrato il primo ministro di Nuova Delhi Narendra Modi. Per il presidente del Consiglio «le occasioni come il G20, sono anche preziose per stabilire o in alcuni casi ristabilire un contatto personale e diretto tra i leader. Credo che quello che deve essere chiaro agli italiani è che stiamo seguendo la vicenda con grande attenzione e rispettare i percorso che è stato stabilito. Da questo punto di vista faremo tutto ciò che è necessario per evitare disguidi». Quanto al rapporto con l'India, Renzi ha sottolineato che «è molto importante, si tratta di un Paese che sta investendo in tante attività, alcune di competenza italiana, e da noi ci sono, specialmente in alcuni settori occasioni importanti per le aziende indiane e quindi credo che l'incontro con il presidente Modi sia stato molto interessante e importante». È evidente che il cambio di tre governi, cinque ministri degli Esteri e tre della Difesa e di un commissario straordinario (Staffan de Mistura) ha contribuito a complicare ancora di più una situazione già complicata. E ha fatto cambiare più volte strategia. All'inizio, nel 2012 (tutto comincia il 15 di quell'anno) la strategia italiana era: pagare. Ad aprile i due marò erano dietro le sbarre, nel carcere di Trivandrum, capitale dello stato federale del Kerala. Nella speranza di risolvere rapidamente la complicatissima situazione il governo Monti decise di fare una «donazione» alle famiglie dei due pescatori misteriosamente uccisi: venti milioni di rupie in totale, da suddividere tra le due famiglie, circa 300mila euro. La cosa non solo non risolse il caso, ma lo complicò. Ci fu poi un momento in cui vinse la linea del basso profilo: era il momento di passaggio da Monti a Letta: il confronto tra India e Italia era affidato all'ambasciatore Staffan de Mistura che adottò la politica della riservatezza. Mentre gli indiani si incartavano in continue e inconcludenti dispute tra ministeri e uffici giudiziari, il governo Letta decise di puntare sull'internazionalizzazione del caso, coinvolgendo Onu, Nato e avviando un procedimento al Tribunale Internazionale del Mare. Il Governo Renzi confermò questa linea, ma, come rivelato con molta sincerità dal sottosegretario agli Esteri Della Vedova a luglio, l'iter formale non è stato mai avviato. Ora la vicenda è in mano al nuovo ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto