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Guzzanti: «Su Mitrokhin carte cancellate dalla politica»

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Parla l'ex presidente della commissione d'inchiesta. "Sospetto che un gruppo di politici italiani abbia avuto la possibilità di visionare il dossier Mitrokhin a Londra prima che arrivasse in Italia"

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Dopo l'articolo sull'aggiustamento di alcuni passaggi di un documento dell'ex archivista del Kgb Mitrokhin, parla l'ex presidente della commissione d'inchiesta, Paolo Guzzanti: «Sospetto che un gruppo di politici italiani abbia avuto la possibilità di visionare il dossier Mitrokhin a Londra prima che arrivasse in Italia». Paolo Guzzanti ha ricoperto la carica di Presidente della Commissione Parlamentare d'Inchiesta Mitrokhin. Nessuno più di lui può commentare le rivelazioni de Il Tempo sugli atti del dossier mitrokhin sbianchettati in Italia. Come ha visto, il Churchill Archives Center di Cambridge ha reso disponibile a chiunque lo studio delle carte trascritte dall'ex archivista del Kgb Vasiliy Mitrokhin. Da una prima lettura delle carte emerge che alcuni parti del dossier Mitrokhin inviate in Italia a partire dal settembre 1999 non corrispondono a quella originale. E per originale s'intende quelle vergate dall'archivista. Un suo commento? «Nessuno ha mai detto che le carte mandate da Londra a Roma sotto nome dossier Impedian fossero quelle vergate da Vasili Mitrokhin. Era noto chefossero delle schede rielaborate che venivano recapitate senza una periodicità definita. Non è mai esistito un tale equivoco: le schede erano documenti mandati dall'MI5. Non erano le schede autografe di Mitrokhin, erano delle elaborazioni. La sintesi di un lavoro collettivo guidato dall'MI5». In Italia è difficile parlare del dossier Mitrokhin: è come giocare con il fuoco. Chi s'avvicina rischia di bruciarsi. Attorno ai documenti e al lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta è stata fatta terra bruciata. Perché? «Per la prima volta nella storia del giornalismo italiano nessuna delle reti televisive nazionali diede notizia di una commissione bicamerale d'inchiesta. Questo è inaudito non si era mai vista una cosa del genere». Cosa temeva la sinistra dall'inchiesta Mitrokhin? Forse che venissero resi pubblici altri documenti riguardanti i finanziamenti provenienti da Mosca diretti a Botteghe Oscure? Oppure che venisse svelata la rete degli agenti del Kgb che controllavano la politica italiana? «La maggior parte degli agenti del Kgb in Italia non erano iscritti al Pci. Ma semmai socialisti e democristiani. Quelli del Kgb controllavano il Pci e controllavano molti uomini politici italiani che erano felicissimi di collaborare». Ma non è forse vero che anche il Pci era in qualche modo vittima e complice del Kgb il quale aveva infiltrato alcuni agenti a Botteghe Oscure? «Da Berlinguer in poi il Pci diventa un sorvegliato speciale al cui interno molti uomini dell'apparto collaborano con il Kgb. Mentre altri sono ostili, tra cui lo stesso Berlinguer». Non è forse vero che alcuni fedeli funzionari del Pci avevano seguito corsi d'addestramento del Kgb all'uso delle radio e con quelle comunicavano, attraverso una sofisticata rete di ponti radio, direttamente con Mosca? «Hanno fatto di più. Quando alcuni giovani del Pci andavano a Mosca venivano invitati all'addestramento militare». Nel documento conclusivo della commissione parlamentare d'inchiesta vi è una parte molto polemica riguardante l'iter della spedizione dall'Inghilterra a Roma dei documenti vergati da Vasiliy Mitrokhin e poi tradotti in inglese dall'intelligence d'Oltremanica. Che idea si è fatto riguardo l'invio «a puntate» del dossier Impedian da Londra a Roma? «Molto semplice. Le carte Impedian erano informazioni riservatissime che un servizio segreto alleato passava a quello di un paese alleato. Nessuno dei quali pensava fossero quelli vergati da Mitrokhin, era una elaborazione. L'invio a puntate era normale, per l'invio c'era una trafila burocratica complicata». Nello stesso documento conclusivo troviamo scritto: «Il testo del libro Mitrokhin riguardante il capitolo Italia fu effettivamente manipolato dal Sismi su istruzioni dell'autorità politica». Questa è un affermazione grave difficilmente provabile. Cosa vi spinse a scrivere queste righe così fortemente accusatorie? «Gli inglesi prima di pubblicare il capitolo del libro riguardante l'Italia inviarono il testo al Sismi, il quale lo visionava e lo inviava alla Presidenza del Consiglio. Il libro fu rimaneggiato, tagli, manipolazioni e aggiunte». La Commissione Parlamentare d'Inchiesta ha chiuso definitivamente i battenti da alcuni anni. Se dovesse tornare indietro, quando in veste di senatore venne nominato Presidente, cosa non farebbe? «Forse non farei il Presidente della Commissione Mitrokhin». Parte del lavoro della Commissione Mitrokhin riguarda il gruppo Carlos e la vicenda dei missili di Ortona, Thomas Kram e la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Recentemente la Procura di Bologna ha archiviato la cosiddetta «pista palestinese» che, come noto, traeva origine da documenti raccolti da alcuni membri della Commissione che lei ha presieduto. Un suo commento? «È sicuro che in Italia De Gennaro, ex capo della Mobile di Bologna, segnalò alle autorità la presenza a Bologna di un membro della banda Carlos. Ci fu la strage, ma nessuno indagò sulla presenza di Thomas Kram a Bologna. Nessuno allora cercò Thomas Kram. Era chiaro che la strage l'avevano compiuta gli arabi». Dalla lettura dei report del dossier Mitrokhin emerge chiaramente che «il Kgb era presente in Italia con contatti nella politica, nella pubblica amministrazione, nell'imprenditoria, nel giornalismo e nella Chiesa...». Siamo certi che il dossier Mitrokhin inviato in Italia a partire dal settembre 1999 non contenesse altri nomi di personaggi eccellenti? «Non possiamo esserne certi. Io l'intuii, ma non riuscii a documentarlo, il mio è un esercizio politico. Sospetto che un gruppo di politici italiani abbiamo avuto la possibilità di visionare il dossier Mitrokhin a Londra prima che questo venisse inviato in Italia. Ma non ne ho le prove».

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