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All'Agenzia digitale Renzi nomina la «superteste» del flop Laziogate

Alessandra Poggiani fu la grande accusatrice di Storace, poi completamente assolto. A fine 2013 Orsoni l'aveva scelta a capo della Venis Spa

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La grande accusatrice del «Laziogate», uno dei più grossi flop giudiziari degli ultimi 10 anni, ha fatto carriera. Fino ad arrivare al vertice di un'importante società governativa italiana. La 43enne Alessandra Poggiani, «giovane e talentuosa manager», come scriveva ieri Repubblica.it , è il nuovo direttore dell'Agenzia per l'Italia Digitale, l'organismo deputato a implementare la strategia digitale europea nel Paese e coordinare le amministrazioni per via telematica. A volerla in quel ruolo, con l'avallo di Renzi, è stata il ministro per la Semplificazione, Marianna Madia. Ma a Roma e nel Lazio, il nome di Alessandra Poggiani viene ricondotto soprattutto al «Laziogate», l'inchiesta iniziata nel 2005, attraverso la quale si voleva far luce sul presunto accesso abusivo all'anagrafe del Comune di Roma, a opera della società di informatica regionale Laziomatica (poi divenuta Lait spa). Secondo l'accusa, l'allora governatore uscente e ricandidato, Francesco Storace, insieme ad alcuni suoi presunti sodali, avrebbe ordinato questa sorta di «spionaggio» al fine di danneggiare la corsa elettorale di Alessandra Mussolini, i cui voti potevano essere determinanti a favore del candidato di sinistra, Piero Marrazzo, poi eletto presidente. La «superteste» era proprio Poggiani, le cui dichiarazioni in Tribunale ebbero un'enorme eco sulla stampa, determinando in qualche modo la sconfitta di Storace e le sue successive dimissioni da Ministro della Salute. Un processo che si protrarrà per 7 anni. Solo nell'ottobre 2012 la corte d'Appello di Roma assolverà in formula piena Storace e gli altri imputati «perché il fatto non sussiste». «Non ho nemmeno avuto la possibilità di denunciarla per calunnia» ha spiegato l'ex governatore, mentre preparava un durissimo corsivo sul suo Il Giornale d'Italia . Questo perché «la Poggiani non ha mai fatto riferimento alla mia persona, ma genericamente alla presidenza della Regione Lazio». Una denuncia, però, Storace riuscì a farla, anche se la Procura ritenne di non approfondire. L'ex governatore fornì ai magistrati le prove di un contratto di ben 96mila euro che, in piena era Marrazzo, la Lait diretta da Poggiani stipulò con la società Nave Argo riconducibile all'altro grande accusatore del Laziogate, il giornalista Dario Pettinelli, per un progetto di webradio che non si realizzò mai, per il quale la Lait si vide comunque assegnare 226mila euro. Successivamente, Poggiani fu rimossa da Lait spa e liquidata con 500mila euro di buonuscita. Dal 2005 a oggi, la Poggiani ha fatto una carriera molto importante. Fino ad arrivare a fine 2013 a capo della Venis Spa- Venezia Informatica e Sistemi, voluta fortemente da Giorgio Orsoni. «Proprio il sindaco arrestato per lo scandalo Mose», afferma laconico Storace.

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