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Enrico Mattei è morto precipitando col suo aereo

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Il volo, partito da Catania, ha fatto scalo a Roma. L'atterraggio d'emergenza nei pressi di Linate

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Melegnano, 27 ottobre - Enrico Mattei, presidente dell'ENI, forse il principale protagonista della vita economica italiana dal dopoguerra ad oggi, è morto tragicamente in un incidente aviatorio. Il suo aviogetto personale, che era diretto a Milano dalla Sicilia, si è schiantato al suolo mentre il pilota stava manovrando per prendere terra alraeroporto di Linate. L'aereo è precipitato poco dopo le 19,30 a mezzo chilometro dall'abitato di Bescapè, un paesino della Bassa Lodigiana, al confine tra le province di Milano e di Pavia. Con il presidente dell'ENI hanno trovato la morte un giornalista americano, William Mac Hale, capo dell'ufficio romano di Time-Life, il pilota Irnerio Bertuzzi, di 45 anni, riminese ma da tempo residente a Roma, e forse, un secondo aviatore la cui salma non è stata ancora identificata. L'aereo dell'ing. Mattei era partito da Fontanarossa, nei pressi di Catania, alle ore 17 ed era stato assistito regolarmente, per tutto il periodo in cui era rimasto nell'area di sorveglianza della torre di controllo dell'aeroporto siciliano. Successivamente era stato ceduto all'assistenza in volo di Roma, dove il velivolo aveva atterrato, aveva preso a bordo il secondo pilota e aveva comunicato di essere diretto all'aeroporto di Linate. L'ing. Mattei oggi si era recato in Sicilia per visitare alcuni giacimenti metaniferi nella provincia di Enna, a Gagliano Castelferrato. Dopo la visita ai giacimenti, nella quale era stato accompagnato dal Presidente della Regione Siciliana on. D'Angelo, l'ing. Mattei aveva pronunciato un discorso agli abitanti di Gagliano Castelferrato: il suo ultimo discorso. Quindi si era recato in macchina a Nicosia e, con un elicottero, aveva raggiunto l'aeroporto di Fontanarossa. Alle 18,50 in punto il pilota dell'aviogetto dell'on. Mattei, un potente bireattore «Morane-Saulnier 760 Paris II», si metteva in contatto con la torre di controllo di Linate, preannunciando che intendeva atterrare. Veniva avvertito però che sulla pista vi era scarsa visibilità, dato che su tutta Milano e la Val Padana per l'intera giornata aveva gravato un denso nebbione accompagnato da piogge torrenziali, tanto che gli aerei di linea erano stati dirottati all'aeroporto «Cristoforo Colombo» di Genova. Uguale sorte era toccata, nel pomeriggio, all'aereo di linea Roma-Milano-Praga, che da Roma era stato appunto dirottato a Genova. Dall'aereo dell'ing. Msttei si comunicava alla torre di controllo di Linate che l'aviogetto si trovava sulla verticale di Capriano, a circa dieci chilometri a sud delraeroporto. I1 seguito della comunicazione era allarmante. «Abbiamo un leggero guasto al carrello», avvertiva Irnerio Bertuzzi e contemporaneamente chiedeva l'autorizzazione di scendere dalla quota di milleottocento metri, alla quale si trovava l'aereo, direttamente sulla pista senza attendere il proprio turno. Il pilota aggiungeva di avere peraltro ancora una larga autonomia di volo, per un'ora e venti. Ma era preoccupato: «Non so se posso farcela a perdere quota in un tratto così breve; se mai farò un giro sull'aeroporto». Durante il «giro» è successo l'irreparabile, una sciagura che ha lasciato sgomenti anche i tecnici. Il bireattore otteneva il permesso di atterrare e alle 18,57 veniva ascoltata l'ultima comunicazione del pilota: «Mi accingo a prendere terra». Poi il silenzio. Dopo meno di dieci minuti di ansiosa attesa, scattava il dispositivo di allarme: con ogni mezzo a disposizione (telefono, telescrivente, radio) i funzionari dell'aeroporto milanese si mettevano in contatto con gli aeroporti svizzeri, francesi e di tutta Italia, per chiedere se l'aereo dell'ingegner Mattei avesse dirottato verso qualche altra destinazione, forse in considerazione delle difficolta rappresentate da un atterraggio in mezzo alla nebbia. Ottenuta risposta negativa, dopo quello di allarme scattava il dispositivo d'emergenza: venivano immediatamente allontanati dalle piste tutti gli aerei, onde evitare la possibilità di una collisione nel caso che il velivolo dell'ing. Mattei si fosse accinto a compiere un atterraggio a vista. Le condizioni sulraeroporto di Linate, verso le ore 19, erano le seguenti: visibilità in quota di mille metri, scarsa per un atterraggio a vista; illuminazione della pista, buona e visibile a distanza; «visibilità in vista», 300 metri circa; pioggia intensa e nebbia in lenta diradazione. Il personale dell'aeroporto, agenti di polizia e carabinieri, venivano mobilitati per le ricerche al di là della linea di delimitazione dell'aeroporto e nelle immediate vicinanze, mentre venivano mantenuti i contatti radio con gli altri aeroporti italiani, svizzeri e francesi: si è infatti continuato a sperare sino all'ultimo che il pilota avesse improvvisamente deciso, non riuscendo a scorgere la pista di Linate, di dirottare il bireattore verso scali più agevoli. Poco dopo, invece, la tragica conferma ai timori: alle 19,40 gli abitanti di Bescapè avevano udito un impressionante boato e, da un prato mezzo allagato dalle piogge torrenziali che cadono da ieri notte, si era levata un'altissima fiammata. Qualcuno aveva anche telefonato all'aeroporto(...). Com'è accaduto l'incidente? L'aereo, perdendo quota, doveva essere slittato su un prato e successivamente, nella sua corsa senza controllo (è probabile che il guasto al carrello abbia impedito l'atterraggio d'emergenza) aveva abbattuto una fila di pioppi. Nel tremendo impatto contro il terreno, aveva perso le ali e la fusoliera si era incendiata. Quando siamo arrivati a pochi metri dai rottami del bimototre c'era ben poco da vedere. Nell'acqua, alta mezzo metro, che era straripata da una roggia nel prato, baluginavano ancora i riflessi del fuoco che stava distruggendo i resti dell'aereo divorato dall'incendio: la fusoliera del bireattore era stata avvolta dalle fiamme alimentate dal cherosene e si era subito trasformato in una grande bara di fuoco. I primi a giungere sul luogo della sciagura erano stati gli abitanti di un cascinale non lontano, quindi i carabinieri. Poco dopo giungevano a Bescapè i funzionari dell'aeroporto di Linate, autorità milanesi e dirigenti dell'ENI. Quando l'incendio veniva domato, cominciava la pietosa opera di riconoscimento delle salme. La prima ad essere riconosciuta è stata quella del pilota, poi quella dell'on. Mattei e infine quella del giornalista americano(...). L'errore, se di errore si tratta, commesso da Irnerio bertuzzi, a prima vista, a detta dei tecnici, sembra inspiegabile: qualcosa deve essere accaduto a bordo, oltre al guasto al carrello, che, come abbiamo accennato, può aver pregiudicato ma non provocato il tentativo d'atterraggio d'emergenza. Qualcosa è successo, ma cosa? È la domanda alla quale sta già tentando di dare una risposta la commissione d'inchiesta che il Ministero della Difesa ha annunciato di aver nominato, in conformità di un preciso disposto del codice di navigazione aerea.

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