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«Bocchino al Secolo? Farà solo il manager»

Italo Bocchino

Dopo le polemiche sulla nomina dell'ex finiano l'ex direttore De Angelis rassicura lettori ed elettori LEGGI ANCHE "Boicottiamo il Secolo". Rivolta contro Bocchino

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«Ho cercato di fare il direttore de Il Secolo d'Italia da giornalista e non da politico»: parola di Marcello De Angelis, che parla di passato, presente e futuro della storica testata che ha guidato dal 2011 al 2013. Al contrario di altri direttori, che hanno preferito declinare gentilmente l'invito de Il Tempo. Come Gennaro Malgieri (che ha occupato la poltrona a via della Scrofa tra il '94 e il 2000) e Flavia Perina (dal 2000 al 2011): «Qualunque cosa possa dire non sarebbe ben interpretata». Un garbato «meglio di no» è arrivato anche da Luciano Lanna (condirettore nel 2011). Marcello De Angelis, invece, politico, giornalista e cantautore, ha subito dichiarato che lui non vuole essere reticente, nemmeno sullo scottante caso del «Secolo d'Italia» che, ieri, ha registrato un altro (l'ennesimo) colpo di scena. Dopo la nomina alla direzione di Italo Bocchino e le proteste della famiglia Almirante, che lo vedono troppo vicino a quel Fini che ha «dissolto» la destra italiana, arriva la precisazione. Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale ha chiarito che «Italo Bocchino non è iscritto a FdI e non ricopre alcun incarico nel movimento. Per quanto concerne il "Secolo d'Italia", il consiglio di amministrazione della Fondazione Alleanza nazionale si è limitato a prendere atto di una lettera del comitato di redazione con la quale si comunicava "la disponibilità del collega Bocchino a realizzare un comparto marketing finalizzato al reperimento di risorse pubblicitarie", conferendo allo stesso l'incarico di direttore del marketing e dei relativi aspetti editoriali». E ancora: «Giova ricordare - prosegue il comunicato - che Italo Bocchino, così come altri parlamentari ed ex parlamentari, è comunque da anni dipendente del "Secolo d'Italia", con tutte le garanzie contrattuali del caso. Essenziale è dunque confermare che stabilire e dirigere la linea politica del "Secolo d'Italia" non rientra nelle competenze di Bocchino, ma è compito che rimane nelle mani del vicedirettore responsabile Girolamo Fragalà o in ipotesi di altro soggetto a cui venisse conferito esplicitamente tale incarico». FdI-An conclude sottolineando che nessuno ha «assegnato a Bocchino il ruolo di "federatore" del centrodestra» e che «l'organizzazione della festa del Secolo d'Italia, qualora dovesse tornare, spetterebbe ad altri organismi». «La Fondazione - commenta Marcello De Angelis - ha tutto il diritto di nominare un direttore editoriale che si occupi di reperire pubblicità, cosa che purtroppo non ha fatto quando a chiederlo sono stato io per sostenere economicamente il Secolo che dirigevo». E ricorda come la sua direzione sia stata tutta all'insegna della libertà, «cosa che per alcuni è stata un problema, per altri no. Io - continua De Angelis - fui scelto per quel ruolo proprio perché non ero considerato in nessuna "banda". Anche quando tutto il Pdl sosteneva Monti e io invece avevo dato al Secolo una linea totalmente contraria mi dicevano, in privato, che facevo bene perché interpretavo quello che veramente pensavano i nostri... Ragione in più per essere stupito del fatto che, proprio quando anche loro si sono convinti che Monti era stato una iattura anziché dirmi "avevi ragione tu" mi hanno tolto la direzione». E anche se il rapporto tra De Angelis e il «suo» Secolo si è concluso in modo burrascoso, «più di quanto detto non aggiungo perché attualmente ho una vertenza in corso col Secolo e non sarebbe corretto...», l'amore per la testata è grandissimo. «Il Secolo, quello delle origini, è stato un simbolo della destra e non solo del Movimento sociale. Ha raggiunto tirature notevoli in tempi nei quali la stampa aveva una funzione sociale. La testata, inoltre - continua De Angelis - è stata una palestra di firme eretiche, nei confronti del Msi». E conclude ricordando la sua più grande soddisfazione: «Aver celebrato nel 2012 il sessantesimo anniversario della fondazione. La crisi era terribile, temevo che sarei stato quello che avrebbe chiuso il giornale... E invece no: abbiamo festeggiato con un bellissimo libro, pieno di interventi. E non solo di gente di destra».

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