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Stipendi fermi e pensione sotto i mille euro per un anziano su due

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Stipendi fermi, disoccupazione e povertà in aumento. È questo lo scenario delineato dal Rapporto sulla coesione sociale dell'Istat. La percentuale dei senza lavoro nel 2012 ha raggiunto il 10,7%, con...

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Stipendi fermi, disoccupazione e povertà in aumento. È questo lo scenario delineato dal Rapporto sulla coesione sociale dell'Istat. La percentuale dei senza lavoro nel 2012 ha raggiunto il 10,7%, con un incremento del 2,3% rispetto al 2011 (4 punti percentuali in più rispetto al 2008). Sono i giovani i più colpiti; sono senza un posto oltre il 35%, con un balzo in avanti rispetto al 2011 di oltre 6 punti percentuali. Complessivamente i disoccupati sono 2,744 milioni, 636 mila in più rispetto al 2011. Gli occupati a tempo determinato, soprattutto giovani e donne, sono 2 milioni 375mila, il 13,8% dei lavoratori dipendenti. I part-time sono invece 3 milioni 906 mila, il 17,1% dell'occupazione complessiva. In quest'ultimo caso prevale nettamente la componente femminile. A fronte di questa situazione il posto fisso è diventato un miraggio. I lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato nel 2013 sono diminuiti dell'1,3%. Il fenomeno ha riguardato soprattutto gli under30, diminuiti del 9,4%. La sfiducia che induce molti giovani a non cercare nemmeno un posto, ha ridotto anche l'appeal dell'università. Il tasso di passaggio (ovvero il rapporto percentuale tra immatricolati all'università e diplomati di scuola secondaria superiore dell'anno scolastico precedente) è sceso al 58,2% nell'anno accademico 2011/2012 dal 73% del 2003/2004, anno di avvio della Riforma dei cicli accademici. Fra coloro che si sono laureati nel 2007, nel 2011 risultano occupati quasi sette di primo livello su dieci, otto su dieci in corsi di laurea specialistica/magistrale biennale, e sette su dieci con laurea a ciclo unico. Trovare un impiego dopo la laurea è più difficile per i laureati che vivono abitualmente nel Mezzogiorno e per le donne. Lo svantaggio si riscontra per tutte le tipologie di laurea. Il reddito è in diminuzione. Nel 2012 si trovava in condizione di povertà relativa il 12,7% delle famiglie residenti in Italia (+1,6 punti percentuali sul 2011) e il 15,8% degli individui (+2,2 punti): sono i valori massimi dagli inizi della serie storica, del 1997. La povertà assoluta colpisce invece il 6,8% delle famiglie e l'8% degli individui. I poveri in senso assoluto sono raddoppiati dal 2005 e triplicati nelle regioni del Nord (dal 2,5% al 6,4%). Nel corso degli anni, la condizione d povertà è peggiorata per le famiglie numerose, con figli, soprattutto se minori, residenti nel Mezzogiorno e per le famiglie con membri aggregati, in cui convivono più generazioni. Sempre lo scorso anno, la retribuzione mensile netta è risultata di 1.304 euro per i lavoratori italiani e di 968 euro per gli stranieri. Rispetto al 2011, il salario netto mensile è rimasto quasi stabile per gli italiani (4 euro in più) mentre risulta in calo di 18 euro per gli stranieri, il valore più basso dal 2008. In media, gli uomini sono più pagati (1.432 euro) delle donne 1.146 euro). Quasi un pensionato su due (46,3%) ha un reddito da pensione inferiore a mille euro, il 38,6% ne percepisce uno fra mille e duemila euro, solo il 15,1% dei pensionati ha un reddito superiore a duemila euro. Diminuisce anche l'interesse per la cultura. La quota di lettori di libri è scesa dal 46% del 2012 al 43% del 2013.

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