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Processi civili, la durata media è 8 anni. Quattro volte di più che in Svizzera

Senato - Informativa di Mario Monti su Consiglio Europeo

In Italia un processo civile di primo grado dura in media 564 giorni, contro i 420 di Portogallo e Slovenia, i 130 della Svizzera e i 107 del Giappone. Il tempo medio stimato per la conclusione di...

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In Italia un processo civile di primo grado dura in media 564 giorni, contro i 420 di Portogallo e Slovenia, i 130 della Svizzera e i 107 del Giappone. Il tempo medio stimato per la conclusione di un procedimento nei tre gradi di giudizio è invece di 788 giorni, con un minimo di 368 in Svizzera e un massimo di quasi 8 anni in Italia. Eppure l'Italia investe nella giustizia lo 0,2% del Pil, una percentuale analoga a quella della Svizzera, e registra una durata media di 4 volte superiore. Il triste primato del nostro Paese risulta dai dati del rapporto dell'Ocse sulla giustizia civile, presentato ieri in Senato. Dal campione di Paesi considerato, dunque, osserva l'Ocse, non emerge una relazione tra l'ammontare di risorse pubbliche destinate alla giustizia e la performance dei sistemi giudiziari. La durata dei procedimenti può essere vista come risultante dell'interazione tra domanda e offerta di giustizia: l'incapacità del sistema giudiziario di definire in ciascun periodo un numero di procedimenti pari a quello dei nuovi procedimenti iniziati si traduce in un allungamento dei tempi medi di definizione. Dal lato dell'offerta, sottolinea ancora il rapporto, i fattori maggiormente rilevanti sono: quantità e qualità delle risorse finanziarie e umane disponibili, assetti organizzativi e di governance degli uffici, grado di efficienza nell'impiego delle risorse. Quest'ultimo può essere influenzato dal livello di specializzazione, dalla diffusione di tecniche di gestione dei flussi o dal grado di informatizzazione degli uffici. I fattori che invece influenzano la domanda di giustizia sono considerati i costi di accesso al sistema e le regole di ripartizione delle spese tra le parti, gli incentivi dei professionisti, la diffusione di meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie, la qualità della legislazione e il grado di certezza del diritto. Un rapporto che per Pietro Grasso, presidente del Senato deve essere lo stimolo per l'Italia a cambiare: «Le criticità che affliggono il nostro sistema giudiziario sono ben note. Ormai da molti anni l'Italia detiene il triste primato della durata dei procedimenti civili: i tempi del primo grado di giudizio e quelli per la definizione delle controversie nei tre gradi, sono quasi il doppio rispetto alla media dei Paesi Ocse. La giustizia è poi ulteriormente rallentata dal contenzioso civile arretrato, con circa 4 milioni di pendenze nei vari gradi di giudizio». «Dobbiamo affrontare con urgenza questa situazione perché la lunghezza dei tempi di risoluzione delle controversie non serva da scudo per comportamenti opportunistici e disonesti. Non è accettabile che i processi siano percepiti come un girone dantesco e che sia "fammi causa" la minaccia più frequente e più efficace per opporsi alle rivendicazioni dei diritti. L'eccessiva e irragionevole durata dei procedimenti giurisdizionali costituisce un vero e proprio diniego di giustizia, che genera sfiducia nel sistema giudiziario, indebolisce la credibilità dello Stato e mina i rapporti tra i cittadini e le istituzioni».

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