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Boom delle ore di cassa integrazione, in 4 anni 4,2 miliardi

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Siè passati da 888,2 milioni di ore tra il 2005 e il 2008 a 4,2 miliardi tra il 2009 e il 2012. I dati, ottenuti dalle tabelle di classificazione secondo il codice contributivo Inps, sono stati elaborati dall'Adnkronos che ha messo a confronto gli anni in cui, a causa della crisi, si è registrato un notevole incremento delle ore di cig con il periodo precedente. Dal 2005 al 2008 le ore autorizzate dall'istituto di previdenza si sono tenute sugli stessi livelli, non superando mai quota 250 mln di ore. A partire dal 2009, invece, le ore autorizzate sono schizzate, sfiorando e superando il tetto del miliardo, con il picco massimo di 1,2 mld raggiunto nel 2010. Oltre due terzi delle ore autorizzate, durante la crisi, sono andate al settore dell'industria (3 miliardi), che ha registrato un incremento del 356,4% rispetto ai quattro anni precedenti. L'aumento più consistente riguarda invece il commercio, che ha segnato un +2.198,2%, passando da 18,8 milioni di ore nel 2005-2008, a 432 milioni nel 2009/2012. Negli ultimi 4 anni si sono quasi ventuplicate anche le ore autorizzate per l'artigianato, che è passato da 18,8 milioni di ore a 382,5 milioni di ore (+1.967,9%). Per l'edilizia si riscontra invece l'incremento minore; si è passati da 154,7 mln di ore a 341,7 mln (+120,8%). Passando alla distribuzione sul territorio, al nord sono state assegnate più delle metà delle ore complessivamente autorizzate nel 2009/2012, con un incremento del 452,8% rispetto ai quattro anni precedenti. Si è passati da 476,2 milioni di ore a 2,6 miliardi. A grande distanza seguono il sud, dove si è passati da 276,5 milioni di ore a 872,8 milioni di ore (+217,4%) e il centro, che da 137 milioni di ore è arrivato a 669,9 milioni (+388,8%). Intanto c'è allarme sulla cassa integrazione in deroga. «Il blocco dei pagamenti relativo agli ammortizzatori in deroga deciso a fine anno dall'Inps sta creando una situazione incandescente e di grande tensione nei territori» afferma il segretario confederale della Cisl Luigi Sbarra. «Pur comprendendo l'esigenza di stretto monitoraggio dei flussi finanziari in alcune Regioni nelle quali la richiesta è risultata di molto superiore alle previsioni, consideriamo invece inaccettabile la situazione che porta a bloccare completamente i pagamenti, e questo anche nelle Regioni virtuose, mettendo in difficoltà serissime decine di migliaia di famiglie», prosegue la nota. La Cisl chiede al governo «uno sforzo ulteriore rispetto a quelli già messi in campo nei mesi scorsi e, da ultimo, rispetto a quanto stanziato nella legge di stabilità 2013.

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