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Recuperare voti per il Senato in modo da arrivare secondi dopo il Pd e costringere così Bersani, nel caso non riesca ad avere una maggioranza forte a palazzo Madama, a cercare l'accordo con il centrodestra.

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Unastrategia che ieri il Cavaliere è tornato nuovamente a far balenare con l'invito a Pier Luigi Bersani a mettersi insieme per fare le riforme che servono all'Italia. Prima di tutte quella che dovrebbe dare più poteri al presidente del Consiglio, in modo da permettere al premier di poter realmente governare. Un concetto sul quale Berlusconi martella tutti i giorni. E che ha ripetuto anche ieri – ospite prima alla trasmissione della Rai «Telecamere» e poi all'Adnkronos – insieme all'apertura a un'alleanza con Bersani per cambiare l'architettura dello Stato: «Sono assolutamente disponibile a collaborare con la sinistra se si schierasse su queste necessità. Ne sarei felicissimo, voterei queste norme insieme a chiunque». Ma al segretario dei Democratici ha lanciato anche un avvertimento: se ci sarà un pareggio al Senato non è assolutamente scontato che chi vince a Montecitorio debba avere l'incarico di premier: «La vittoria non sarebbe completa se fosse tale solo in una delle due Camere. Bisognerà trovare delle soluzioni per una qualche collaborazione, un qualche accordo tra le forze politiche più importanti». Discorso chiuso, invece, per la possibilità che il Professore possa puntare al Quirinale. Dopo il no di Bersani è arrivato anche quello del Cav: «Da come si è comportato, dai risultati del suo governo, devo dire che il Monti che conoscevo io è un Monti finto. Quindi assolutamente no a una sua candidatura al Colle». Su quello che potrebbe essere il successore di Giorgio Napolitano Berlusconi ha comunque le idee chiare: «Credo che ci sia la speranza di non avere un quarto presidente consecutivo di sinistra, perché tre presidenti della Repubblica di sinistra hanno portato a un disastro che è la Corte costituzionale, che è diventato un organo di sinistra». E alla domanda se abbia un suo candidato per il Colle, l'ex premier ha preferito «nascondersi»: «Dentro di me, da sempre, ho un mio candidato, che brucerei se facessi il nome». Ma nei suoi interventi di ieri non ci sono stati solo attacchi. Berlusconi ha parlato anche delle riforme che ha in mente, iniziando da quella del fisco, per il quale il Pdl punta a due aliquote Irpef, del 23% e del 33%. L'obiettivo del centrodestra, ha ripetuto, è «un fisco amico e non nemico del contribuente con assistenza preventiva», che porti a «consigli», con la condizione che «non debbano essere più discussi». Sì anche a una ristrutturazione totale del Servizio sanitario nazionale: «Nella sanità – ha spiegato all'agenzia Adnkronos – ci sono dei divari importanti sul costo del singolo prodotto. In alcune Regioni un termometro o una siringa vengono pagati molto di più. L'introduzione dei costi standard è quindi assolutamente importante, così che tutti gli acquisti possano adeguarsi al costo più basso». Bocciata la riforma «parziale» dell'Imu proposta da Bersani che prevede l'abolizione dell'imposta fino al tetto di 400-500 euro: «Penso sia da togliere completamente sulla prima casa». Infine Berlusconi è tornato sui soldi che il Tribunale ha assegnato alla ex moglie per la separazione, 100 mila euro al giorno, 36 milioni l'anno. «Dobbiamo incontrarci – ha spiegato – credo ci sarà un atteggiamento assolutamente ragionevole da parte di Veronica, anche perché oggi siamo in crisi e non soltanto per quanto riguarda la situazione delle famiglie. Oggi ho letto numeri che mi hanno impressionato, ci sono otto milioni di individui che tra poco potranno entrare nel novero dei poveri».

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