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Bersani presenta la Marzano. Ma aumentano i malumori dei renziani

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Dopoi giornalisti Massimo Mucchetti e Rosaria Capacchione e l'economista Carlo Dell'Aringa, tocca alla professoressa di Filosofia Morale all'Università Paris Descartes Michela Marzano. «Sono contento che il Pd possa candidare un talento italiano, orgoglio del Paese», ha commentato il segretario. «L'Italia - ha affermato invece la Marzano - attraversa un momento di crisi profonda. Per uscirne, ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi. Se ho accettato di candidarmi, è perché credo nell'Italia, nelle sue risorse e nelle sue potenzialità intellettuali ed etiche». Al tempo stesso, però, il Pd si trova a dover fronteggiare il malumore dei renziani, in buona parte esclusi dal listino del segretario. Ieri a far sentire la propria voce sono stati Andrea Sarubbi e Stefano Ceccanti. «Sono in silenzio stampa anche perché è evidente che sono fuori definitivamente», ha attaccato Ceccanti. Il costituzionalista e senatore non nasconde l'amarezza e la convinzione che non sarà ricandidato. Un altro veltroniano, poi sostenitore di Matteo Renzi, è certo che non farà parte del listino bloccato del Pd. È Andrea Sarubbi, deputato e animatore di «open camera», l'hastag con cui in questi mesi ha documentato i lavori di Montecitorio via Twitter. «All'inizio dell'anno - scrive Sarubbi sul suo blog - ho avuto la conferma da fonti pluri-incrociate e attendibilissime, che il Pd non mi inserirà nelle liste dei candidati al Parlamento per la prossima legislatura. Sarei stato una presenza abbastanza scomoda, certamente troppo montiano per la linea del partito». Sono invece in attesa Anna Paola Concia e Roberto Reggi, coordinatore della campagna delle primarie di Renzi. «Ancora nessuna novità», spiega Reggi mentre per la ricandidatura della Concia un folto gruppo di parlamentari, giornalisti ed esponenti dell'associazionismo (da Lucia Annunziata a Mario Pirani) hanno sottoscritto un appello. «Se il Partito Democratico -si legge- vuole davvero costruire una società più giusta non può rinunciare a chi della sua costruzione ha fatto una ragione di vita».

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