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Monti si scalda Nuovo attacco al Cav

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«Ha lasciato molto da fare. È peggio interrompere le riforme che non farle»

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Montirisponde a tono alle critiche di Berlusconi. Come un consumato politico continua a demolire i temi portati avanti dal leader del Pdl e nel frattempo prepara il terreno per la discesa in campo. L'endorsement della stampa estera e soprattutto quello dei governi di Francia e Germania, sono un'arma a doppio taglio. L'investitura delle cancellerie estere rischia di portare acqua al mulino di Berlusconi e di avvalorare la tesi sulla quale il Pdl sta insistendo, di Monti «succube» di Berlino. A quel punto al Cavaliere non resterebbe che far leva sull'orgoglio nazionalista per recuperare quella larga fascia di indecisi e di delusi dal Pdl. Il premier ha capito la strategia tant'è che ieri ha cominciato a spostare il tiro dei suoi interventi. Ovvero replica serrata alle dichiarazioni di Berlusconi ma senza mai nominarlo, poi difesa del ruolo dell'Europa quale ombrello contro la speculazione internazionale. Non solo. Monti intende accelerare l'approvazione dei provvedimenti ancora in discussione in Parlamento. Ieri ha avuto un lungo colloquio di circa un'ora con il presidente della Camera Gianfranco Fini proprio per fare il punto sull'iter delle riforme. Dopo Fini l'intervento a un convegno dell'Anfia (l'Associazione tra le industrie automobilistiche) e lì con il fioretto ha tirato una serie di stoccate a Berlusconi. «Prudenza prima di parlare di riforme inefficaci» incalza. «Sarebbe un peccato dare un giudizio ipersemplificato» sugli effetti che le riforme hanno avuto. Poi l'affondo: durante il precedente governo, delle riforme sono state fatte «ma lasciando moltissimo da fare». Per questo, ha detto, chiunque vincerà alle elezioni dovrà cercare di dar seguito a quanto avviato. «Paradossalmente interrompere una riforma prima che possa aver dato i propri frutti è perfino peggio che non farla». Poi ha rivendicato l'orgoglio italiano. «Noi tutti siamo corresponsabili dell'andamento delle quotazioni dell'aggettivo italiano» e riferisce un aneddoto tratto dalla sua vita personale. «Quando fui nominato commissario europeo, Berlusconi mi disse di andare a parlare con l'allora presidente della Commissione Jacques Santer - racconta - Chiamai poi Berlusconi che mi rispose di sapere tutto perché aveva parlato con il presidente Santer. Questo gli aveva detto: molto bene quel professor Monti che mi hai mandato, non sembra neanche un italiano». E ricorda «l'indignazione di Berlusconi». Allora, afferma il premier, «decisi di impegnarmi molto per cercare di smentire quello che era stato detto». Ma questa scarsa considerazione che gli italiani godono all'estero, riconosce Monti, dipende anche da una certa «inclinazione all'autodenigrazione, alla ingiustificata mancanza di rispetto di noi stessi, salvo poi indignarci quando a denigrarci sono gli altri». E i danni sono sotto gli occhi di tutti perché se «l'immagine e la credibilità del Paese sono basse, anche le imprese italiane ne soffrono». Un altro attacco all'indirizzo di Berlusconi è venuto sul tema dello spread che secondo l'ex premier «non conta nulla». Ma Monti insiste che «la stabilizzazione del mercato dei titoli del debito sovrano, anche grazie al fondamentale ruolo della Bce, e le misure in tema di vigilanza bancaria rappresentano risultati importanti, presupposti essenziali per far ripartire il credito alle attività economiche». E sottolinea che «le restrizioni all'accesso al credito si sconfiggono solo con potenti iniezioni di fiducia». Infine una battuta che la dice lunga sulla cautela che Monti sta seguendo per evitare di scatenare illazioni su una sua collocazione politica. Così accade che appena accenna al «filo rosso» che lega l'azione di riforma del governo,subito si corregge: «Rosso no, prendiamo un filo incolore...». Una battuta ironica, accompagnata da un lieve sorriso, a cui e' seguita un'esplosione di risate dalla platea.

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