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Arrestato Ponzellini la politica trema

ponzellini

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Banche, politica, tangenti, gioco d'azzardo e criminalità organizzata. C'è tutto questo nell'arresto, ai domiciliari, di Massimo Ponzellini, ex numero uno della Banca Popolare di Milano e attuale presidente di Impregilo e del suo collaboratore, faccendiere e braccio «operativo» Antonio Cannalire. Ricercato, perché latitante, Francesco Corallo, imprenditore, figlio di Gaetano Corallo, assolto in Cassazione dall'accusa di associazione mafiosa e condannato a sette anni e mezzo per associazione a delinquere semplice. Le accuse riguardano un giro vorticoso di soldi e finanziamenti che non dovevano essere concessi ma che sono usciti ugualmente dalla banca e che avrebbero fruttato, secondo i giudici del Tribunale di Milano, una tangente di 5,7 milioni di euro proprio a Massimo Ponzellini. Un meccanismo oliato alla perfezione, tra il 2009 e il 2011, e che avrebbe garantito ad aziende per le quali si spendevano politici di grosso calibro, finanziamenti altrimenti impossibili da ottenere. Un calderone torbido nel quale avrebbero agito, tra gli altri, anche Marco Milanese, ex parlamentare del Pdl e collaboratore del ministro Giulio Tremonti e Enzo Chiesa, ex direttore generale della Banca Popolare di Milano. Entrambi indagati Le accuse per tutti sono pesantissime. Avrebbero, secondo i magistrati «costituito, organizzato, partecipato a una associazione a delinquere la quale, avendo come principale punto di riferimento l'attività bancaria di Bpm ed in particolare l'attività di erogazione del credito, perseguiva lo scopo di commettere più delitti di corruzione, corruzione privata, appropriazione indebita, violazione del divieto degli esponenti bancari di contrarre obbligazioni, emissioni di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio ed altri». I due settori principali dell'inchiesta riguardano da una parte alcune società che chiedevano crediti pur non avendo le garanzie necessarie, dall'altra l'attività del governo su una norma in apparenza pensata per aiutare le popolazioni dell'Abruzzo colpite dal terremoto, e in realtà per i pm disegnata «su misura» per agevolare l'imprenditore Francesco Corallo nella conquista del mercato dei videopoker digitali. Tra i primi nomi che si incontrano nell'ordinanza c'è quello dell'ex ministro Paolo Romani. La titolare del canale televisivo 33, Ilaria Sbressa, chiede un finanziamento alla Bpm di 500 mila euro. Ma la pratica si incaglia perché per la banca non ci sono i presupposti per concederlo. A questo punto compare Antonio Cannalire al quale si è rivolto direttamente il ministro «che gli avrebbe fatto pelo e contropelo – scrivono i magistrati nell'ordinanza – per il fatto che la pratica di finanziamento della Sbressa è bloccata da un mese». Cannalire interviene e ovviamente il finanziamento si sblocca. E il 20 gennaio 2011 Cannalire scrive un sms a Romani: «Mi chiede Ponzellini se possiamo invitarti a cena stasera dove ti fa comodo, almeno finché abbiamo una banca». Di lì a qualche mese, infatti, per la coppia «Ponzellini-Cannalire» ci sarà l'uscita dall'istituto di credito. Ma anche Paolo Berlusconi, il fratello dell'ex premier, si rivolge alla coppia che, di fatto ha in mano la cassaforte della Banca popolare di Milano. «Anche in questo caso – prosegue l'ordinanza – la pressione esercitata dall'indagato (Cannalire ndr) per il buon fine della pratica è stata forte, stante la necessità di superare le perplessità del capo divisione crediti, il quale faceva presente che il cliente "chiede una cosa che fatta così sta un po' sull'impossibile nel senso che chiede l'anticipo su utili che ci saranno forse...in società"». «Nella relazione inviata in data 3/1/2011 – conclude questa parte dell'ordinanza – si evidenzia che nella maggior parte dei casi, nonostante emergessero valutazione di merito creditizie negative, gli affidamenti, come anche quello in esame, sono stati concessi». Ma a fare telefonate a Ponzellini e Cannalire per «perorare» società, secondo gli inquirenti sono stati anche l'ex ministro Ignazio La Russa e Daniela Santanché. Marco Milanese, invece, all'epoca dei fatti sottosegretario all'economia di Giulio Tremonti, è indagato per corruzione in quanto si sarebbe speso da relatore parlamentare per l'introduzione di una legge sul gioco d'azzardo favorevole a Francesco Corallo e alla sua Atlantis. La norma (legge 39 del 28 aprile 2009) era teoricamente rivolta ad aiutare la popolazione terremotata dell'Abruzzo ma in realtà autorizzava l'utilizzo nei locali pubblici delle macchine videopoker. Parte del testo sarebbe stato commissionato da uno studio di consulenze di Roma, su commissione dello stesso Corallo. Atlantis è la società che da Bpm ha ottenuto un finanziamento di 148 milioni. Ed è controllata dal gruppo Bplus Giocolegale Ltd e titolare dal 2004 di una concessione da parte dell'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. E illuminante è il passaggio nel quale i magistrati spiegano come, per ottenere il finanziamento per Atlantis «risulta decisivo l'apporto di marco Milanese». «Già Piero Lonardi, consigliere di minoranza di Bpm, aveva riferito che quello di Atlantis "fu un affidamento contestato, in quanto girò voce che si trattava di un favore di natura politica verso un soggetto importante intermediato da altro soggetto che al momento non ricordo. Mi venne detto da taluno che non ricordo che tale pratica doveva passare perché Milanese aveva fatto pressioni».

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