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Sos di Madrid Bruxelles aiuti le nostre banche

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Conil Fondo monetario internazionale che, alla vigilia del consiglio direttivo, va in pressing su Francoforte per nuove misure dopo gli oltre 1.000 miliardi di liquidità forniti dall'Eurotower. Travolta dalla crisi delle sue banche, la Spagna è ormai a un passo dal chiedere un vero e proprio salvataggio europeo. Il ministro del Bilancio, Cristobal Montoro, ieri si è appellato all'Europa: metta a disposizione fondi per le banche spagnole, ha detto, «non parliamo di cifre astronomiche». Ma ha di fatto riconosciuto che la crisi mette a rischio anche le finanze pubbliche, aprendo così all'ipotesi di una richiesta formale di salvataggio da parte di Ue e Fmi, come chiede la Germania. «Il premio di rischio indica che la Spagna non ha le porte aperte ai mercati», ha detto Montoro. Gli ha fatto eco il premier Mariano Rajoy: «Abbiamo un problema di finanziamento, liquidità e sostenibilità del debito». Mentre è in corso il negoziato fra i partner europei e anche il G7 discute del caso spagnolo, si fa avanti il Fondo monetario internazionale che tira in ballo proprio la Bce. «Abbiamo già visto la Bce ricorrere al Ltro. È ovvio che c'è spazio per un altro taglio dei tassi», ha dichiarato ieri il direttore generale Christine Lagarde in un'intervista al quotidiano svedese Svenska Dagbladet. L'inflazione, attesa in rallentamento, e i segnali negativi giunti dagli ultimi dati macroeconomici deporrebbero per un taglio dei tassi. Le attese degli economisti per il consiglio di oggi, però, indicano con un rapporto di quattro su cinque tassi fermi all'1%: meglio risparmiare cartucce - è il ragionamento - in vista di tempi potenzialmente difficili. Gli economisti danno un possibile calo sotto tale soglia - mai varcata finora - almeno a partire da luglio. È probabile - si ragiona - che la Bce preferisca aspettare almeno le elezioni greche di metà mese, il cui esito potrebbe decretare o meno l'uscita di Atene dall'euro, nonché il consiglio europeo di fine giugno, da cui potrebbero scaturire meccanismi di salvataggio risolutivi, ma a fronte di un impegno sull'integrazione di bilancio e bancaria dell'Eurozona che ha costi politici nazionali molto elevati. Ecco allora che gli occhi oggi saranno puntati sulle parole di Draghi. Il presidente della Bce si è ritrovato, forse suo malgrado, a fare da punto di riferimento politico per le sorti dell'euro. È stato lui a indicare la rotta del fiscal compact, lui a chiedere il successivo «patto per la crescita» e poi a mettere i leader europei di fronte alla realtà che impone una svolta sull'integrazione europea, chiedendo loro di indicare una visione di quello che sarà l'euro fra una decina d'anni. L'unione bancaria e fiscale cominciano a fare breccia e se ne parlerà a fine mese.

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