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Luigi Frasca Pier Luigi Bersani blinda Mario Monti fino al 2013 anche se Stefano Fassina non desiste.

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Malo stato maggiore del partito si è schierato con il governo. «Non tutto è nelle nostre mani, ma per quel che ci riguarda noi manteniamo il patto», ha assicurato il segretario Pd. «Per noi si arriva al 2013», ha insistito, «come si capirà meglio dalla proposta che farò alla direzione». La proposta sarà di primarie aperte da tenere a ottobre, magari il 14. E il segretario scenderà in campo: «Penso di candidarmi, ma spero non da solo però». Un'apertura alla competizione che dovrebbe sgomberare il campo dai sospetti che vi sia nel Pd un lavorìo sotterraneo per far finire la legislatura anzitempo. Quando Bersani scioglierà la riserva, saranno in molti a candidarsi. Lo farà di certo, lo ha già annunciato, Matteo Renzi che ha confermato l'intenzione di partecipare alla riunione. E lo farà Pippo Civati che con Sandro Gozi, Ivan Scalfarotto e alcuni deputati prodiani ha già pronto un ordine del giorno sulle primarie; a questo punto è probabile che il testo si ampli e sia la base della mozione per le primarie. Molto più divisi sulle elezioni sono quelli del Pdl. Berlusconi non fa che ripeterlo ai suoi fedelissimi: alternative al governo non ce ne sono. Un leit motiv però che trova sempre meno seguito dentro un partito dove l'insofferenza e i malumori nei confronti dell'esecutivo ormai sono alla luce del sole. A questi va aggiunta la confusione che regna in merito alla cosiddetta «svolta» da imprimere al partito. Il Cavaliere, confessa chi lo conosce bene, continua a prendere tempo diviso tra i falchi che gli chiedono di porre fine all'agonia del partito prendendo le distanze dall'esecutivo oppure proporre un ingresso di politici nel governo. Ieri Gianfranco Rotondi, membro della presidenza, ha suggerito l'opportunità di avallare un Monti-bis con l'ingresso nell'esecutivo di alcuni politici. Ad esempio Bersani e Casini. Il compito di questo nuovo governo sarebbe quello di avviare le riforme in attesa delle Politiche del 2013. Il problema però per il vertice del partito è quali contromosse adottare per frenare i mal di pancia e il rischio di sgretolamento del Pdl. Gli occhi sono puntati al Senato dove oggi Alfano illustrerà gli emendamenti di modifica alla riforma costituzionale che prevedono l'introduzione del semipresidenzialismo. Progetto che sta a cuore a Berlusconi anche se, l'ex premier sa bene che la strada per l'approvazione è praticamente sbarrata. Ecco perchè bisogna pensare alle alternative nel caso, molto probabile, si andasse a votare con l'attuale legge elettorale. Una delle exit strategy - si parla della lista civica da collegare al Pdl - ha avuto come effetto quello di agitare ancora di più le acque. Ecco perchè nel partito sale la richiesta al segretario di «fare qualcosa» entro pochi giorni per evitare la debacle. Per il momento non c'è nulla di ufficiale anche se diversi deputati vicini al Alfano sussurrano che entro la fine della settimana l'ex Guardasigilli potrebbe annunciare la convocazione del congresso nazionale. Un'idea (e questo giustificherebbe lo stand by) che non convince del tutto il Cavaliere.

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