
Appelli all'Unità, tirate d'orecchi ai «formattatori», ulteriori inviti a tutti i moderati a stare insieme.

La«pazza idea» del Cavaliere riguardava l'economia e non la gestione del partito. Con buona pace dei giovani militanti di «Officina futura» che di primo mattino si erano riuniti all'esterno di Montecitorio e avevano esposto cartelli contro i dirigenti. «Basta parlarsi addosso», lo slogan della protesta. Accompagnato da un volantino: «Torniamo il partito degli italiani. Ricominciamo a parlare di merito, misure per contrastare la crisi, opportunità di lavoro per i giovani, sviluppo, buona amministrazione di territorio e comunità nazionale!». Niente di tutto questo. Nella riunione dei parlamentari (disertata da molti, ma in fondo era venerdì) si è preferito stigmatizzare la nascita di nuove correnti e associazioni. Sul banco degli imputati i cosiddetti montezemoliani. A partire da Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini, fondatrice dell'associazione «Un'altra Italia». «Io via dal Pdl? Per ora no», ha ribattuto lei. «Ma ad abbandonare il Popolo delle libertà sono gli elettori - ha continuato - io voglio semplicemente cambiare questo partito.Voglio tornare a quelli che erano i temi di Forza Italia». Smentite, dunque. Che arrivano anche da Stracquadanio («non vogliamo entrare in ItaliaFutura») e da Deborah Bergamini («sto continuando a lavorare per il rinnovamento del Pdl con Berlusconi e Alfano». Parole di cui, forse, dopo il durissimo editoriale apparso sul sito del movimento di Montezemolo non c'era neanche bisogno: «ItaliaFutura non è interessata a imbarcare naufraghi - si legge - non è interessata ad alleanze con le attuali forze politiche, nè a mettere piede in un Parlamento di nominati divenuto l'emblema del discredito in cui versa la classe dirigente politica italiana». E ancora: «Non possiamo accettare di essere chiamati in causa da esponenti Pdl con cui non abbiamo niente a che fare e con queste parole, volutamente nette e dure, chiudiamo una volta per tutte la porta al gossip politico alimentato dai naufraghi della seconda repubblica».
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