
Il Pdl chiama. Bossi si lascia corteggiare

L'appellodel leader del Pdl, ieri a Venezia per un incontro con i vertici locali, non resta del tutto inascoltato. A differenza di Roberto Maroni che liquida la questione con un «si vabbè...», il Senatur pur ribadendo la corsa solitaria dei leghisti si dice disponibile a considerare delle eccezioni: «Io so fare il mio mestiere - mette in chiaro - se ci sono le condizioni per la deroga, allora la concederò». Le parole del leader leghista però non sembrano contribuire a riaccendere le speranze nelle file del Pdl dove la consapevolezza di un risultato negativo alle amministrative non è mistero per nessuno. Ecco perchè la strategia messa in campo dai quadri del Pdl, Alfano in testa, resta quella di "depotenziare" la portata del voto di maggio. Ma, è proprio contro il rischio di una debacle che l'ex Guardasigilli prova a cercare di convincere gli ex alleati ad un ripensamento: «Ci rendiamo conto che le vicende con il governo nazionale ci hanno allontanato - dice a proposito della decisione del Pdl di sostenere Monti - ma speriamo di poter dire che ci hanno solo provvisoriamente allontanato». L'auspicio di Alfano è che ci possano essere delle deroghe che consentano ai due partiti di rinsaldare l'intesa e correre insieme appoggiando lo stesso candidato: una strategia che a detta del segretario pidiellino può «favorire alcuni successi al primo turno per dimostrare che la coalizione tra il Pdl e la Lega è sempre una coalizione vincente al Nord e che può ancora rappresentare una soluzione di governo per questa parte importante del Paese che non credo abbia un giovamento da un eventuale successo della sinistra».
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