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Gli stipendi dei manager pubblici tagliati già da questa legislatura

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Via libera

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Alla fine ha vinto il buonsenso: gli stipendi dei manager pubblici verranno «tagliati» già da questa legislatura. Senza aspettare la prossima come invece sembrava volessero decidere le due commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera. Il tetto massimo previsto, per tutti, sarà quello dello stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, di poco inferiore ai 300 mila euro. Il Parlamento ha però dato la possibilità al governo di fare pochissime eccezioni, che in pratica potrebbero essere il Capo della polizia o il comandante generale dei Carabinieri. «Le deroghe per alcune posizioni apicali – è scritto nell'emendamento approvato ieri – potrebbero comprendere quegli incarichi di altissimo rilievo istituzionale e di straordinario impegno amministrativo, commisurato alla quantità e qualità delle risorse umane, materiali e finanziarie sottoposte alla direzione delle stesse posizioni apicali».   Il testo approvato alla Camera è stato quello che più ha creato problemi al ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi. Martedì, infatti, il Senato ha dato il via libera al decreto senza modificare la norma che prevedeva di adeguare da subito gli stipendi dei manager pubblici. Alla Camera, invece, si è tentato di spostare il provvedimento alla prossima legislatura. Un tentativo trasversale, sostenuto da un po' tutti i partiti della maggioranza. La proposta ha però lasciato freddo Patroni Griffi il quale lasciando ieri mattina la commissione ha commentato con un secco «andremo in fondo su questa linea». E nel pomeriggio le commissioni si sono «piegate» alle decisioni del governo votando il via libera ad eccezione della Lega che si è schierato contro. La preoccupazione però è che dai tagli siano esclusi alcuni manager, ad esempio i presidenti delle Authority, e che questo fatto scateni poi una serie di ricorsi. Per questo è stato inserito un emendamento al decreto legge sulle Semplificazioni per includere nella platea di soggetti interessati dalla norma anche questi ultimi e le Autonomie. E nello stesso decreto il Pd ha annunciato che inserirà un emendamento che prevede un tetto anche agli stipendi dei manager della Rai.   Ora che è stato votato il decreto torna per la firma a Mario Monti e a quel punto diventerà legge, dando una buona «sforbiciata» a tutti quegli stipendi che in alcuni casi sfiorano i 500 mila euro annui. Tra questi c'è quello del capo dell'amministrazione penitenziaria Franco Ionta (543.954,42), del presidente di Energia e Gas Guido Pier Paolo Bortoni (475.643,38), del capo di Gabinetto del ministero dell'Economia Vincenzo Fortunato (536.906,98. Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato si è anche lasciato scappare una battuta sulla proposta della Lega di tagliare ulteriormente le retribuzioni adeguandole a quelle dei parlamentari, poco più di 122 mila euro: «Sarei contento di questo ma poi se ne scappano tutti». Gasparri ha però chiesto di allargare il campo di applicazione della norma sulla riduzione degli stipendi anche agli enti pubblici non statali, a cominciare da quelli locali («per le Regioni si può parlare solo di linee di indirizzo).

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