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Domani nuovo round sindacati-governo

Mario Monti

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È il momento di accelerare. E non solo perché - pur accompagnando il "consiglio" a mille complimenti per quanto fatto sin ora - ce lo dice Berlino. Riforma del mercato del lavoro e liberalizzazioni sono i primi passi di quella «fase due» inaugurata a fine dicembre che ancora non trova applicazione nella realtà: nei bilanci dello Stato e, soprattutto, nelle tasche dei cittadini. Serve uno sprint. Mario Monti e i suoi tecnici lo sanno e scendono in campo. Intanto il lavoro. Dopo una giornata di incontri «istituzionali» (come quello con la delegazione tedesca guidata dal premier Christian Wulff) il governo convoca ufficialmente i leader sindacali a Palazzo Chigi. L'appuntamento per il «secondo round» sull'articolo 18 è fissato per domani alle 9.45. Ieri i segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato i rappresentanti di Rete imprese Italia. «È stato fatto un buon passo avanti», ha commentato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti parla di «un incontro interessante e proficuo». A restare in silenzio, invece, è Susanna Camusso. Il leader Cgil lascia che sia il segretario confederale Fulvio Fammoni a dettare la linea: «La lotta alla precarietà deve essere la vera priorità della riforma del mercato del lavoro», sottolinea. Di più: «La teoria delle diminuzione dei diritti non può funzionare: è uno schema già percorso e fallimentare», attacca. Insomma, la coesione sindacale regge, ma una strategia comune ancora sembra non esserci. La trattativa con gli industriali, poi - pur «proficua» - non è finita. Cgil, Cisl e Uil e imprese torneranno ad incontrarsi oggi alle 18,30 nel tentativo di presentarsi domani a Palazzo Chigi forti di una posizione condivisa. Il premier sa che il negoziato si svolge in una situazione di equilibrio precario, ma sa anche di non avere molto tempo. Wulff - dopo gli elogi attribuiti al «cresci Italia» - non ha perso tempo e ha ricordato all'Italia per i suoi storici mali, come l'eccesso di burocrazia e l'«inaccettabile» tasso di disoccupazione giovanile. «Non fermarsi a metà strada», ma andare avanti «fino al traguardo finale» è il diktat che arriva da Berlino. A dar man forte al governo, arriva - puntuale - il sostegno di Giorgio Napolitano. «Vorrei che non si dica che io ogni giorno rivolgo un appello o un monito - puntualizza il Capo dello Stato dopo aver incontrato il presidente tedesco - Io non faccio moniti, cerco di porre problemi, e pongo il problema della necessità di un accordo valido tra forze sociali, in particolare i sindacati, e il governo». Il tema della riforma del lavoro è molto caro al Colle, soprattutto in chiave di speranza per i giovani. Napolitano apprezza «lo spiccato senso di responsabilità degli incontri in corso» e dice di non voler interferire. «È fondamentale - spiega però - concepire anche la riforma del mercato del lavoro in funzione di un accrescimento della produttività. Coesione sociale non può significare immobilismo». A preoccupare un po' tutti è l'intenzione, (questa sì, un po' «immobile») annunciata dal segretario generale della Fiom Maurizio Landini, di chiedere al comitato centrale di proclamare uno sciopero generale da tenersi ai primi di marzo. Una mobilitazione pensata dal segretario delle tute blu «sia per impedire che il modello Fiat si espanda in Italia e sia per dire con chiarezza che non bisogna modificare l'articolo 18». Adesso tocca alla Cgil decidere da che parte stare.

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