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Solo 25 sì al Patto Ue. Commissari in Italia

Vertice Ue a Bruxelles. Da sinistra Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e Mario Monti

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Il Consiglio Europeo tenuto ieri a Bruxelles sancisce l'intesa di 25 stati dell'Unione Europea sul «fiscal compact», di fatto il nuovo trattato per la disciplina di bilancio che renderà piu «stringenti» le regole per tenere in ordine i conti pubblici e semiautomatiche le sanzioni per chi non le rispetta. E accelera almeno a parole sulla necessità di far ripartire la crescita nel Vecchio Continente. È stato il presidente della Commissione Ue, Barroso, a spingere in particolare su questo punto. Lo spagnolo ha presentato un rapporto dettagliato sulle prossime tappe per la crescita e l'occupazione ricco di grafici, ma che non ha individuato le risorse necessarie. Bruxelles è pronta però ad accelerare l'impiego dei fondi europei ancora non spesi: un tesoretto di 82 miliardi entro il 2013, di cui otto miliardi per l'Italia, che dovranno essere destinati a progetti di creazione di posti di lavoro soprattutto giovanile. E in questo campo è arrivata un meccanismo di controllo dei fondi che ha il sapore del commissariamento per Roma e altri 7 paesi. Barroso ha, infatti, proposto di inviare un team di esperti della Commissione in Italia e in altri sette Paesi ad alta disoccupazione, tra cui Grecia e Spagna, che lavorerà con governi e parti sociali per valutare progetti di lavoro anche con l'aiuto dei fondi Ue non spesi. L'Europa, insomma, non considera affidabili, o comunque all'altezza del compito, lo stuolo di tecnici italiani che sul terreno dell'impiego studiano soluzioni da anni scontrandosi con un ambiente legislativo e culturale tra i più complessi di Eurolandia. Le allegre brigate di eurotecnici arriveranno in Italia e si accomoderanno nelle stanze di Palazzo Chigi e del ministero del Welfare per consigliare come spendere bene i soldi elargiti da Bruxelles. Insomma i tutor che la Germania voleva piazzare al Tesoro ellenico, e prontamente rispediti al mittente dal governo greco, avranno una certa e sicura collocazione tra via Flavia, sede del Welfare, e Piazza Colonna. Commissariamento leggero a parte. Dal vertice è arrivata la notizia attesa dai mercati, che non avrebbero accettato l'ennesimo summit annunciato come decisivo senza un minimo risultato concreto. L'Unione europea ha infatti raggiunto un accordo sul nuovo Patto di bilancio, che rafforza la disciplina imponendo regole di rigore comuni sui conti ma perde pezzi per strada. L'intesa sul nuovo «Fiscal compact» è stata raggiunta, dopo un negoziato piuttosto serrato, solo da 25 stati membri: oltre che la Gran Bretagna - fuori fin dall'inizio - a sorpresa anche la Repubblica Ceca non ha sottoscritto l'accordo, pur precisando che potrebbe ritornare sui suoi passi. Mentre la dichiarazione conclusiva sulla crescita e l'occupazione è stata approvata da tutti, tranne la Svezia il cui premier che guida un governo di minoranza, «per ragioni parlamentari», non è stato in grado di sottoscriverla. Tutti e 27 hanno invece firmato l'intesa sul nuovo fondo salva-stati Esm. Il pareggio di bilancio diventa una «regola d'oro» per i 25 paesi della Ue che accettando il nuovo Patto hanno accettato di inserire l'obbligo dell'equilibrio dei conti nelle Costituzioni nazionali o in leggi equivalenti e si sono impegnati a fare scattare sanzioni «semi-automatiche» in caso di violazione. I paesi che hanno un debito superiore al tetto fissato da Maastricht del 60% sul Pil si sono impegnati inoltre a un piano di rientro pari ad 1/20 all'anno. L'accordo sul nuovo Patto è stato tenuto in sospeso per alcune ore dalla Polonia, che - contestata dalla Francia - chiedeva di partecipare a tutti i summit dell'Eurogruppo. Alla fine ha prevalso un compromesso: gli eurosummit sono stati portati da due ad almeno «tre» l'anno, e uno di questi sarà aperto ai paesi non-euro. I leader riuniti a Bruxelles, paralizzata dalla prima neve e da uno sciopero generale contro l'austerità, hanno dato il via libera alla creazione del fondo Salva-stati permanente Esm, che dal primo luglio sostituirà quello provvisorio Esfm, rinviando però al vertice del primo di marzo la decisione sulle risorse (500 miliardi, come vorrebbe la Germania, o almeno 750 come chiedono altri paesi, Italia inclusa, la Commissione e il Fmi). E hanno soprattutto discusso di crescita e di occupazione perché «stabilità finanziaria e consolidamento di bilancio sono condizioni necessarie per la crescita, ma non sufficienti». È mancata invece la notizia, attesa, dell'accordo tra la Grecia e i creditori privati. La questione è stata discussa «informalmente» a cena, dopo voci non confermate su un nuovo summit dell'Eurogruppo l'8 febbraio interamente dedicato al caso greco.

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