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Il Pdl va all'attacco: si cominci subito dalle banche

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Achiederlo un nutrito drappello di esponenti del Pdl (tra cui Guido Crosetto, Andrea Augello, Mariastella Gelmini) che, oltre all'intervento del premier, invoca una verifica anche della Banca d'Italia oltre che del ministro lo Sviluppo Economico Corrado Passera. L'accusa, sintetizzata da Fabrizio Cicchitto, è questa: anche gli istituti di credito «mettono le loro mani nelle tasche degli italiani». «Lunedì presenteremo un'interrogazione urgente», annuncia il vice presidente della Camera Maurizio Lupi convinto, come molti "colleghI" di partito, che l'esecutivo debba controllare che i fondi messi a disposizione dall'Eurotower agli istituti italiani siano utilizzati «per dare credito agevolato alle imprese e alle famiglie». Va all'attacco anche l'Idv che chiede la «nazionalizzazione delle fondazione bancarie», mentre il Pd fa quadrato intorno al Professore. L'argomento sarà discusso dai vertici del partito in una serie di riunioni previste tra oggi e domani per esaminare una serie proposte, in merito alle misure della cosiddetta "fase due", da sottoporre al presidente del Consiglio. Il cavallo di battaglia di via dell'Umiltà resta sempre quello delle liberalizzazioni «da attuare a 360 gradi». E la richiesta è che vadano a «colpire», come sottolinea il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri «i potentati dei servizi pubblici locali». Ma nel mirino del Pdl ci sono sempre gli istituti di credito: «Il settore delle banche non sia tabù - è l'auspico dell'ex ministro dello Sviluppo Paolo Romani - anche lì ci sono sacche di privilegio da intaccare». Ecco perché la richiesta che arriva al governo è di non escludere le banche dalle misure pro-sviluppo. «In che misura le banche oggi danno un contributo positivo alla crescita nei confronti delle imprese e dei privati?», è la domanda che pone il capogruppo del Pdl alla Camera Cicchitto e a cui fa eco l'ex ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini: «È infatti singolare - osserva - che mentre il tema della ripresa ha ora il primo posto, nell'agenda del governo e nel nostro sostegno in Parlamento, il sistema bancario non metta i 116 miliardi di euro avuti dalla Bce al tasso dell'1% nella disponibilità delle imprese e dello sviluppo».

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