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Poila smentita. Ieri pomeriggio per mezz'ora ha fatto un gran rumore la notizia passata in agenzia stampa. Ore 14,27: «È stata ritrovata dai carabinieri in una clinica l'arma dell'omicidio del cittadino cinese di 31 anni e sua figlia di 9 mesi. A quanto si è appreso, si tratterebbe di una pistola calibro 7,65, trovata in una clinica nella Capitale, dove ci sono alcuni detenuti agli arresti domiciliari, in zona Prenestina». Alle 15,07: «La pistola ritrovata in una clinica per detenuti, diversamente da quanto si era appreso in precedenza, non è l'arma che avrebbe ucciso il cittadino cinese di 31 anni e sua figlia di nove mesi. Si tratta di un'arma sequestrata dalla polizia alcune ore dopo l'omicidio durante alcune perquisizioni». La pistola del delitto è l'altro pezzo mancante di questo complicato puzzle. L'autopsia eseguita all'istituto di Medicina legale della Sapienza ha estratto la pallottola dal corpo del cinese. Sembra calibro 9. Ma gli investigatori ritengono che si tratti di un calibro minore, più probabilmente 7,65. Ma esploso da una pistola a tamburo. I rilievi eseguiti dai carabinieri per tutta la notte tra mercoledì e giovedì non hanno rinvenuto il bossolo del colpo sparato. Molti delitti che hanno insaguinato Roma sono stati risolti senza che la pistola sia mai stata trovata. Anche in questo caso, rinvenire l'arma del delitto non pregiudica la soluzione del duplice omicidio.

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