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Pisapia e De Magistris, supersindaci in caduta

A sinistra Luigi De Magistris, a destra Giuliano Pisapia

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Sei mesi fa erano degli eroi. L'inizio della fine del berlusconismo. Per loro le piazze di Milano e Napoli si tinsero di arancione, colore che rievocava la rivoluzione che aveva travolto Kiev e tutta l'Ucraina nel 2004. Oggi che Silvio Berlusconi non c'è più e che a Palazzo Chigi è arrivato il professore Mario Monti, invece di raccogliere i frutti di una "stagione straordinaria", invece di godersi il "meritato successo", Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris sono alle prese con piccoli e grandi problemi. E i fasti di maggio sembrano già un lontano ricordo. Si parte da Palazzo Marino dove da giorni (anche se sarebbe meglio dire da mesi) il sindaco stava combattendo una battaglia senza esclusione di colpi con il suo assessore Stefano Boeri. Piccola premessa: Boeri era il candidato del Pd alle primarie ed era stato battuto a sorpresa da Pisapia, poi aveva raccolto 13mila preferenze diventando il più votato del centrosinistra, secondo consigliere dietro Silvio Berlusconi. Da ieri ha consegnato le proprie deleghe a Cultura, Moda, Design e Expo, nelle mani del primo cittadino. «Una scelta difficile - ha spiegato l'architetto - che va intesa come un atto distensivo e di fiducia nei confronti del sindaco». Ed ora si lavora per ricucire lo strappo tra i due. Anche se i primi commenti di Pisapia, affidati ad una nota ufficiale, non lasciano ben sperare: «Il bene più prezioso è la collegialità del lavoro della squadra di Governo di Milano, collegialità che è stata infranta più volte da parte di un solo assessore». Il sindaco, prosegue la nota, ha «immediatamente avviato un confronto con gli altri assessori», mentre «incontrerà presto tutti i consiglieri comunali di maggioranza».   Nei colloqui con i componenti della Giunta «è stato ribadito che il bene più prezioso è la collegialità. Tutti i componenti della Giunta interpellati dal sindaco hanno, infatti, riaffermato come sia assolutamente necessario lavorare, come è stato fino a ora nel loro rapporto con il sindaco, con unità di intenti e spirito di coesione elementi fondamentali per realizzare gli obiettivi dell'amministrazione». Insomma, Boeri si è autoeliminato. Ed ora il suo destino è nella mani di Pisapia che potrebbe decidere di riammetterlo in Giunta (magari dopo pubblica ammenda), tenendo per sé la delega all'Expo, vero motivo di scontro tra i due. Ma la "cacciata" dell'architetto caro a Walter Veltroni, oltre a offrire al Pdl la possibilità di partire all'attacco, apre anche un problema politico nel centrosinistra. Pier Luigi Bersani non si sbilancia: «Credo che il Pd sia al lavoro per creare un clima tale da riuscire ad aggiustare le cose. Non entro nel merito ma non vorrei si disperdesse una grande spinta. Vedano loro. Mi auguro che non ci siano turbative rilevanti a quel clima di spinta e vitalità che ha caratterizzato la vicenda milanese». Fatto sta che il primo cittadino proveniente dalle fila di Sel ha letteralmente preso a schiaffi i Democratici senza che nessuno provasse a difendersi. Non un bel segnale per quello che, in termini di consensi, resta comunque il primo partito della coalizione. Un segnale che, in ogni caso, è in linea con quanto fatto vedere in queste settimane in cui il Pd senza linea, di volta in volta, si è dovuto piegare a decisioni che venivano prese altrove.   A Napoli, per fortuna, la musica è diversa. Sotto attacco non ci sono gli uomini di Pier Luigi Bersani, ma il primo cittadino in persona. Il primo problema è nato attorno alla nomina di Roberto Vecchioni come presidente del Forum Internazionale delle Culture dell'Unesco, che si svolgerà nel capoluogo campano nel 2013. Al centro della polemica il compenso richiesto dal cantautore. Qualcuno ha parlato di 220mila euro, il diretto interessato sostiene di aver chiesto meno, di certo non è un bel segnale in tempi di crisi economica. A peggiorare la situazione ci ha pensato la signorina Yanina Screpante. Chi è? La compagna del calciatore del Napoli Ezequiel Lavezzi che a Napoli non è esattamente un particolare irrilevante. Ebbene, dopo la villa di Edinson Cavani svaligiata agli inizi di ottobre, dopo la moglie di Marek Hamsik vittima di una rapina a mano armata una settimana fa, un'altro simbolo del calcio partenopeo è stato "violato" con la sua signora costretta, con una pistola puntata in faccia, a consegnare il proprio Rolex. Lei, choccata, si è sfogata su Twitter: «Napoli città di merda». Immediata l'irritazione dei tifosi che hanno cominciato a bersagliarla costringendola a chiedere scusa. Ma a questo punto entra in gioco Giggino che, su Repubblica, si rivolge alla signora: «Se un'ospite della città viene rapinata, mi dispiace molto e me ne scuso. Anche se ritengo questo rischio comune ad altre metropoli». Povero De Magistris. Da eroe delle folle a sindaco costretto a chiedere scusa. E non è un caso. Se Lavezzi, Cavani e Hamsik dovessero decidere di lasciare Napoli perché poco sicura il primo cittadino sarebbe costretto quasi sicuramente ad affrontare l'ira dei tifosi. Altro che rivoluzione arancione.

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