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«Impegni ancora generici, serve uno scatto d'orgoglio»

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Eciò partendo dal presupposto che questa crisi non ha precedenti dal Dopoguerra. Non dobbiamo fare polemiche con chi ci ricorda i nostri guai. «Prendiamoci la nostra parte di responsabilità - dice - riscopriamo l'orgoglio e la nostra capacità di affrontare le sfide, e manteniamo gli impegni con le istituzioni europee che vogliono darci una mano per superare la grave crisi di sfiducia» che colpisce i mercati e si riflette sulle quotazioni dei nostri Btp. Dobbiamo avere l'assillo quotidiano di ridurre il nostro debito pubblico. Questa, secondo Giorgio Napolitano, è la ricetta con cui l'Italia deve affrontare la crisi economica. Il capo dello Stato ne fa discendere varie conseguenze, una innanzitutto: gli impegni presi con l'Ue il 26 ottobre «vanno attuati tempestivamente, vanno precisati, rafforzati e arricchiti». È severo e preoccupato il giudizio del capo dello Stato sulla magra figura dell'Italia al G20 di Cannes. Un giudizio fatto trasparire senza calcare la mano, in un discorso a braccio a Bari poche ore dopo la conferenza stampa di Silvio Berlusconi. «Parliamoci chiaro», ha detto, guardiamo come stanno le cose. Gli impegni contenuti nella lettera di intenti «sono rimasti generici o controversi», e soprattutto sono rimasti «impegni», per non dire promesse. Così non va. Se si vuole curare un malato «non si può ripartire ogni mese con nuove indicazioni e prescrizioni». E «soprattutto nelle sedi europee, l'Italia non può dare segni di scarsa determinazione e affidabilità». «Verso l'Italia c'è una grave crisi di sfiducia e non solo da parte dell'Europa». Questa è la verità, dobbiamo esserne consapevoli. E anche vero che qualcuno ha pregiudizi su di noi e fa calcoli sui nostri guai, ma «guai a reagire con ritorsioni polemiche o animosità». La conclusione di Napolitano è una forte esortazione alle forze politiche e sociali ad andare al di là delle polemiche e delle accuse reciproche, ad assumere con senso di responsabilità l'onere delle scelte generali da compiere, a fare «un esame di coscienza collettivo» che non può essere fine a se stesso: «Molto deve cambiare nei comportamenti di tutti gli attori della vita pubblica e sociale» perché il compito di riconquistare la fiducia perduta riguarda tutti.

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