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Il condono non c'è. La confusione sì

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Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Qualcuno ci prova sempre a giocare la carta del condono quando la finanza pubblica è in cerca di risorse. Il costo morale dell'operazione, alto, è controbilanciato da moneta sonante che i furbetti del fisco versano in cambio del perdono. Il partito di chi lo vuole è comunque vasto e spesso, anche se non confessato, trasversale tra la maggioranza e l'opposizione. Così il possibile arrivo dell'ennesimo colpo di spugna da parte dell'erario ai contribuenti infedeli è stato in qualche modo fatto scivolare nel dibattito politico anche per saggiarne la possibilità concreta di attuazione. E se soltanto pochi sostenitori sono usciti allo scoperto, pronta è stata la sollevazione di chi questa volta non apprezza. Così dopo la giornata di polemiche tra favorevoli e contrari a smorzare la tensione è arrivata la nota ufficiale di Palazzo Chigi: «Il governo non ha preso e non prende in considerazione ipotesi di condono. Indiscrezioni del genere a riguardo sono prive di fondamento e vengono escluse nel modo più totale». Per ora lo stop a qualunque ipotesi è netto. E non è un caso che il no arrivi nello stesso giorno nel quale il governatore di Banca d'Italia e prossimo presidente della Banca Centrale Europea chiede all'esecutivo misure strutturali in grado di riattivare la crescita. L'unica assente finora al tavolo delle decisioni governative. Si ristabilisce così la sintonia tra Berlusconi e il numero uno di Via Nazionale, che ha marcato l'iter delle due manovre estive, e sulla quale ha esercitato la moral suasion il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Non sembra il momento di vecchie ricette è il leit motiv da seguire in questa fase, l'orientamento di Berlusconi. Spalleggiato anche dalla Lega. «È roba da Repubblica delle banane» ha detto Roberto Calderoli. La palla per far ripartire lo sviluppo del Paese passa intanto al piede del ministro Paolo Romani che rilancia: ha subito riunito un tavolo di lavoro tra i ministri del Pdl che lavorerà con un metodo collegiale. Sul tavolo ci sarebbero già molte proposte. Silvio Berlusconi intanto ha confidato: «Da giorni mi occupo solo del decreto sviluppo». Poi ha confermato la tempistica (metà ottobre) e ha spiegato che il decreto «opererà con misure concrete ed efficaci nell'interesse dei cittadini, delle famiglie e delle imprese». Tra le tante ipotesi anche un'«ipoteca» sulle case private. Ma nella serata di ieri fonti del ministero dello Sviluppo hanno spiegato che «la proposta non sarà accolta nel decreto». Ma a tenere banco, prima della smentita ufficiale, è il condono. Il governo è sembrato spaccarsi sul tema: il ministro degli esteri Franco Frattini lo ha escluso («mai parlato di condono») mentre per il ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, è «un'ipotesi da non escludere». Draghi non concorda. E notoriamente qualsiasi condono è solo una misura che dà entrate una tantum (in trent'anni - calcola la Cgia - solo quelli fiscali hanno fruttato 104,5 miliardi). Un altro punto fermo lo ha dettato il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano: «Non si può immaginare lo sviluppo nazionale senza mettere a frutto le risorse del Mezzogiorno». La Commissione Ue ha poi spiegato di non essere preoccupata dal rinvio del decreto che dovrebbe vedere la luce il 20 ottobre e non il 16 come inizialmente annunciato. Ma ha chiesto comunque di fare presto. Il metodo che porterà al decreto sarà dunque «ampio e collegiale» - ha spiegato Romani - con il coinvolgimento di tutti i ministeri interessati. Anche il Tesoro, rappresentato in questo primo incontro allo Sviluppo dal sottosegretario Luigi Casero. L'idea di coinvolgere in prima persona Romani è piaciuta al ministro Frattini. Ma lo strappo è evidente, considerato che le prime riunioni per mettere a punto il provvedimento erano state fatte al Tesoro e presiedute dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. E mentre lo scontro sul condono inevitabilmente si riaccende (si discute anche l'ipotesi di un condono dei contributi agricoli), spunta una nuova ipotesi per far cassa: non una patrimoniale ma - l'idea è dell'ex ragioniere Andrea Monorchio - un piano di ipoteca sul 10% del valore delle case private, con un bonus taglia-tasse per i proprietari (da usare per pagare le imposte), così da abbattere il costo degli interessi sul debito e liberare risorse. Insomma, resta da capire come sarà sciolto il nodo della mancanza di risorse. Tremonti aveva infatti parlato di provvedimento a «costo zero» e, secondo molti, in effetti soldi in cassa non ce ne sarebbero più dopo l'aggiustamento «monstre» dei conti. Ma all'interno dello stesso Pdl la richiesta è pressante e si è intensificata l'attività della fronda degli «sviluppisti» capeggiata dall'ex ministro Claudio Scajola. C'è poi anche un altro fronte di profondo scontento al quale dà voce il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, che ha spiegato: senza fondi (quelli tagliati ai ministeri dalla manovra e ripartiti dal Tesoro) le opere pubbliche non partono. Quindi i soldi non ci sono e i pochi che ci sono vengono anche tagliati. Per questo rispunta l'ipotesi - ora esclusa - del condono: Frattini ha spiegato che «non se ne è mai parlato». Ma Fitto ha aggiunto: «È un'ipotesi da non escludere». Stessa posizione espressa dal presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto e dal capogruppo Pdl al Senato, Gasparri. Per ora però di perdono fiscale non se ne parla.

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