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La sfida del pareggio di bilancio

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Era prevedibile che il pareggio di bilancio in Costituzione suscitasse apprezzamento e consensi in Europa. E il recente viaggio di Berlusconi lo ha registrato. Far sapere ai mercati e alla Bce che l'Italia nutre vere e serie intenzioni di ridurre il proprio debito era urgente e necessario. Opinabile, invece, arrivare a fare della Costituzione una super-legge finanziaria. Con la scusa del bilancio, lo dicono più o meno da sempre tanti colleghi di governo di Tremonti, decide tutto lui. Ora è come se si voglia rendere il suo potere pressoché assoluto. Anzi, se ne consegnerebbe il concreto esercizio ad una struttura "tecnica" come la Ragioneria Generale; si aprirebbe poi così ai giudici costituzionali un fin troppo ampio sentiero di interventismo nella politica economica e finanziaria del paese. Guardando fuori d'Italia, c'era da tener conto di quanto accaduto negli ultimi tempi in America e in Germania. Nel primo caso lo Stato federale ha rischiato il default non perché mancassero i soldi, ma perché il tetto al deficit era norma di rango costituzionale. Nel secondo caso la Corte tedesca avrebbe potuto esprimersi contro una importante scelta di politica economica e in ogni caso ha deciso essa chi (il Parlamento) avesse la titolarità di tali scelte. Nel testo del disegno di legge costituzionale dell'esecutivo italiano, del resto, la possibilità di far debiti, che poi si accumulerebbero, non è affatto esclusa, sia pure come eccezione. Non solo. Per lo Stato il linguaggio adoperato sembra assai più "prescrittivo" ed assai meno "programmatico" che per Regioni ed Enti locali. Un costituzionalista antico (proprio per questo più moderno di tanti altri) come Augusto Barbera ha notato come il nuovo articolo 54 della Carta si ripromettesse di "vincolare maggiormente la finanza decentrata dopo la eccessiva generosità del nuovo titolo quinto". Già, ma allora c'è una domanda ineludibile. Chi e come solleverà alla Consulta la questione di incostituzionalità di fronte ad una palese violazione del nuovo dettato costituzionale? Lo stesso Barbera e Nino Andreatta proposero nel 1984, all'interno della commissione Bozzi, di attribuirne il compito alla Corte dei Conti. Se ne può riparlare. Così come andrebbe rilevato quanto il fallimento dell'einaudiano articolo 81 avvenne in costituzione "materiale", quando si fecero strada i trucchetti (a cominciare dalle coperture pluriennali, di cui solo quella del primo anno, la più piccola, effettiva) di tanti furbetti di vari quartierini.

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