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Berlusconi nella morsa dei pm

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Una giornata dura. Piena di impegni e di nuovi bocconi amari da mandar giu. A preoccupare Silvio Berlusconi è la manovra, certo. Ma alla Camera tutto va come previsto. Il governo ottiene la fiducia con 316 voti: il secondo miglior risultato di sempre, dopo la scissione dei finiani. A dimostrazione del fatto che «la maggioranza c'è ed è coesa». Non è questo a preoccupare il Cav. È il «caso Tarantini» a dargli il tormento: «Io ho fatto solo della beneficenza, così come ne faccio ogni giorno verso famiglie in difficoltà, bambini ed ospedali - ripete ai diversi parlamentari che lo circondano nell'Aula di Montecitorio - Non capisco - sottolinea - come si faccia a parlare di estorsione quando lo stesso imputato parla di beneficenza. Mi sento come un perseguitato. Certi pm hanno solo voglia di stare sotto i riflettori e vedere il proprio nome alla ribalta», attacca. Questa volta, però, il Cav è talmente preoccupato da lanciare un allarme alla Sinistra: «L'uso politico della giustizia - avrebbe sottolineato - è un problema, anche l'opposizione deve rendersene conto perché oggi colpiscono me ma domani potrebbe toccare a uno di loro». A pesare sono le nuove intercettazioni sulla famosa telefonata tra lui e Valter Lavitola depositate ieri in procura e finite già sui giornali. Il Cav non ne può più. La tentazione di iniziare subito a lavorare a un provvedimento d'urgenza mettere nero su bianco dei "paletti" sulle regole per la pubblicazioni di conversazioni private torna a farsi forte. Il premier avrebbe addirittura pensato di ricorrere a un decreto legge da sottoporre all'esame del Consiglio dei ministri convocato ieri sera a Montecitorio. Poi, in serata, dopo aver incontrato a palazzo Chigi il ministro della Giustizia Nitto Palma avrebbe deciso di "frenare" in modo da evitare ulteriori tensioni sul fronte giudiziario. Delle inchieste il Cav avrebbe parlato anche a Giorgio Napolitano nell'incontro di ieri mattina al Quirinale. Il premier avrebbe ribadito al Capo dello Stato - che pure si è sempre opposto al decreto intercettazioni e che anche ieri non ha nascosto le sue riserve - di essere vittima di una persecuzione. Napolitano avrebbe glissato spostando l'attenzione del colloquio sull'Europa (occorre rafforzare con convinzione l'euro) e sulla manovra (si sarebbe parlato, fra l'altro, di crescita, pensioni e privatizzazioni e si sarebbero ipotizzate anche revisioni della Costituzione). "Alle porte del Cav" ci sono poi i pm di Napoli, che premono per avere un incontro. Berlusconi prova a non pensarci. Approvata in via definitiva la manovra, Berlusconi lascia l'Aula, si dirige verso le stanze del governo e ai giornalisti dice: «Come state? Io bene, cercate di inventare meno favole». Poi, alla domanda se riceverà Lepore e compagni risponde allontanandosi e dicendo ai deputati intorno a lui: «Andiamo un po'...». Lo attende un breve colloquio con il deputato Pdl e suo legale, Niccolò Ghedini. Lui con i magistrati di Napoli ci ha parlato: «C'è stato un contatto - ammette - ma non c'è stata nessuna decisione, né da parte nostra né da parte della procura», spiega ai cronisti poco dopo. Circa la possibilità che Berlusconi già domenica prossima possa essere in viaggio verso New York, dove è atteso alla conferenza Onu sulla Libia, l'avvocato conclude: «Non conosco i viaggi del premier, noi il 19 saremo a Milano in udienza. Ricomincia il processo Mills». In serata c'è anche il Cdm: «L'87% degli italiani è intercettato - ripete - Serve immediatamente una legge per porre rimedio».

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