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Il Robin Hood ricattatore Wikileaks non è libertà

Assange

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I 250 mila file del Dipartimento di Stato Usa, pubblicati da Wikileaks, non sono ora disponibili «senza censura», ma senza controllo e senza sicurezza. Il fatto che Julian Assange sia stato fatto. Il fatto che Julian Assange sia stato fatto passare per una specie di combattente contro il segreto di Stato non muta l'impressione che si abbia a che fare, più che altro, con un ricattatore. Non a caso quanti lo seguirono durante la prima ondata, come l'inglese Guardian, lo statunitense New Tork Times, lo spagnolo El Pais e il tedesco Der Spiegel, ora prendeno precipitosamente le distanze. Il fatto che lo condanni Amnesty International, infine, segnala che questo genere di pubblicazioni non necessariamente è avversaria delle nefandezze governative, ma talora complice. Sentimmo cattivo odore anche la volta scorsa, e lo dicemmo. Ci parve che questo genere di pirateria non può non porre problemi seri, che ora si confermano come ineludibili. Alcuni riguardano anche il modo di vivere e crescere del web, della rete. Prima di tutto non sta scritto da nessuna parte che un documento è autentico e serio solo perché è stato classificato, ovvero considerato segreto da una qualche autorità governativa. Fra le cose secretate ci sono anche ciclopiche corbellerie. La volta scorsa, ad esempio, le cose riguardanti l'Italia erano rimaneggiamenti pettegoli di burocrati diplomatici, probabilmente alla ricerca di una giustificazione per intascare lo stipendio. Senza l'impiego della conoscenza e del pensiero, quindi senza il riscontro della fonte e la capacità d'inserire la singola notizia nel più complesso mosaico della realtà, si alimenta solo l'ignoranza e il pregiudizio. Roba per le «storie vere», che sono bubbole sesquipedali.   Se la fonte dell'informazione è un bidone la notizia è una bidonata. Diffonderla serve solo ad alimentare la confusione. Se, invece, è una persona seria allora rivelarne l'identità può essere pericoloso e metterla in pericolo. Da questo punto di vista Wikileaks è il migliore alleato dei peggiori governi. Nei vecchi film di spionaggio per accedere ad un archivio si dovevano fare le acrobazie e, una volta entrati, si doveva sapere cosa e dove cercare, per farne copia. Ora si possono portare via intere banche dati, standosene seduti in un luogo lontano del pianeta. Ciò significa che la sicurezza all'accesso non può essere così blanda. Le autorità colpite non ci fanno una bella figura. La rete è uno strumento fenomenale, capace di diffondere conoscenza e libertà, ma anche facile veicolo per leggende e speculazioni. Nessuno di noi intende rinunciare alla rete, né sottometterla a censura. Ma, anche al di là di questo genere di pirateria, si deve essere consapevoli che libertà e responsabilità camminano assieme, sono indissolubili, altrimenti la prima diviene facilmente sopraffazione. Questo vuol dire che non si deve potere operare nell'anonimato e anche negli scambi d'opinioni l'identità di ciascuno deve essere chiara. Se fate un giro per i siti nostrani potrete toccare con mano la violenza e la volgarità che il potersi mascherare e il non doverne rispondere contribuiscono a diffondere. Sarà bene non dimenticare che il mondo d'oggi è migliore del passato perché hanno vinto le idee liberali, favorevoli alla libertà personale e al mercato. Ma restano regole di cui si devono rispettare anche gli aspetti legati ai doveri, non limitandosi a giovarsi dei diritti.

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