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Gli enti locali restano in piazza

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La guerra continua. Non è bastata una giornata di incontri. Sindaci, presidenti di Provincia e governatori continuano a bocciare la manovra del governo. E si preparano a nuove proteste. Che non sarebbe stata una giornata semplice lo si era capito fin dal primo pomeriggio quando, una delegazione dell'Anci guidata da Gianni Alemanno, aveva varcato il portone della sede di Sant'Andrea delle Fratte per incontrare il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. È il sindaco di Roma, alla fine della sua prima visita alla sede democratica, a sintetizzare il senso del faccia a faccia: «Il sistema dei comuni si rivolge a tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e di opposizione, denunciando una situazione drammatica. È un discorso che va al di là degli schieramenti politici. I nuovi testi presentati sono assolutamente non soddisfacenti e inaccettabili». Non un ottimo viatico per l'incontro che, subito dopo, ha inizio a Palazzo Chigi. E infatti alla fine del confronto con il governo, i rappresentanti degli enti locali si presentano in sala stampa e il loro giudizio è unanime: così non va. Anche perché, spiegano, l'entità dei tagli, invece di passare da 6 a 3 miliardi, si ferma a 4,2. Il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani non nasconde la propria delusione: «Il giudizio che diamo all'incontro con il governo è fortemente negativo, non abbiamo avuto alcuna risposta. Chiediamo al governo di dire ai cittadini cosa si taglia, non vogliamo essere noi i responsabili». Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente facente funzioni dell'Anci Osvaldo Napoli: «Abbiamo chiesto quale è la riduzione dei tagli, ma non lo sappiamo ancora con precisione». E annuncia per lunedì pomeriggio a Roma una «manifestazione congiunta di Comuni, Province e Regioni» contro i tagli alle autonomie locali. Nel frattempo partirà una lettera congiunta per chiedere un incontro con il presidente e con la conferenza dei capigruppo del Senato. In attesa dei prossimi sviluppi, da Nord a Sud, il coro di protesta è unanime. «Il governo - tuona la governatrice del Lazio Renata Polverini - vuole nascondere che i tagli agli enti locali sono diminuzioni di servizi, che lo Stato stesso deve garantire. Da domani il nostro compito sarà quello di avvisare i cittadini del perché, dall'inizio dell'anno prossimo, saremo costretti ad aumentare il costo del trasporto pubblico locale oppure a diminuire il servizio». «Dopo due manovre - attacca -, oggi si rompe la catena istituzionale perché si continua a procedere, non solo in maniera unilaterale, ma intervenendo in quei livelli istituzionali che poi garantiscono, per conto del governo, servizi importanti». Il collega lombardo Roberto Formigoni rilancia un suo vecchio adagio che lo aveva costretto ad una dura polemica con la Lega: «Con la manovra economica del governo è seppellito definitivamente il federalismo fiscale. Oggi le Regioni hanno meno autonomia di ieri. Non siamo più intenzionati a metterci la faccia da soli». E anche il presidente dell'Upi e della Provincia di Catania Giuseppe Castiglione non si tira indietro: «Non posso che confermare il giudizio negativo sul vertice. Ora la strada è quella dell'appello congiunto al Parlamento per modificare la manovra attraverso emendamenti al testo». Insomma la protesta non si ferma. Gli enti locali sono pronti a rimboccarsi le maniche e a fare la loro parte (la Conferenza delle Regioni ha annunciato che mercoledì comincerà a parlare di un'autoriforma sui costi delle istituzioni e la governance), ma prima il governo deve fare la propria.

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