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«Vedremo se per noi ci sarà lo stesso trattamento»

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Nonci sono solo gli scioperanti miliardari della serie A, ma gli onesti faticatori di Lega Pro e Dilettanti che si arrabbatano per arrivare a fine mese. Altro che i bonus, i premi, il netto e il lordo di quelli della prima classe, chi sta in seconda o terza se la deve vedere con stipendi quasi da impiegato, società che rischiano di chiudere bottega da un momento all'altro e tante altre cose lontane anni luce dalle preoccupazioni di coloro che incroceranno le braccia tra oggi e domani. Mirko Garaffoni, 34 anni, fiorentino, difensore centrale de L'Aquila, è uno degli ultimi esemplari di una razza in via d'estinzione: il calciatore delle serie minori. Impruneta, Rondinella, Grosseto, Montevarchi, Massese, Cuneo, Giulianova e ora L'Aquila: tutte tappe di una carriera vissuta tra quelle che una volta si chiamavano serie D, C2 e C1. «Dieci anni fa era tutto diverso, in C c'erano altri stipendi e le società molto più solide. Per chi inizia adesso è molto più difficile». Garaffoni, lei è d'accordo con lo sciopero dei suoi colleghi di serie A? «Loro hanno acquisito dei diritti e adesso cercano di difenderli. La nostra, però, è una realtà diversa, molto più difficile. Sicuramente la storia del contributo di solidarietà non tocca chi gioca in Lega Pro». Il vostro contratto collettivo è prorogato annualmente da 17 anni... «Sì, lunedì ci sarà una riunione a Milano proprio per discutere di questo». Sciopererete anche voi? «Può succedere di tutto, di sicuro anche noi abbiamo tanti problemi. E sono molto differenti da quelli dei calciatori della serie A». Tipo? «Le cosiddette "valorizzazioni dei giovani". Molti, quando non ci rientrano più, restano a spasso. Oppure, anche se non è il caso della mia società attuale, il mancato pagamento degli stipendi». Dal male della A al peggio delle serie inferiori...e l'Aic che fa? «Per ora fa, giustamente, la guerra per la categoria più importante. Mi piacerebbe molto che sia altrettanto battagliera anche per noi».

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