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Tripoli ha un tesoro da 168 miliardi di dollari

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La guerra in Libia ha avuto un costo salato per l'economia di Tripoli pari a circa 15 miliardi di danni ma il Paese può contare su ingenti risorse, a cominciare dal petrolio. Tripoli ha ben due casseforti. La banca centrale libica e la Libyan Investment Authority, Lia, il potente fondo sovrano libico, detengono circa 168 miliardi dollari di asset all'estero, di cui 50 miliardi in depositi bancari nei paesi europei tra cui Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia, Belgio e Paesi Bassi. L'istituto centrale e il Lia hanno inoltre nel portafoglio circa 40 miliardi di dollari di bond statunitensi ed europei. Gli Stati Uniti stanno lavorando per scongelare asset del valore compreso tra 1-1,5 miliardi per scopi umanitari mentre Berlusconi ha annunciato lo sblocco di 350 milioni di asset. I vertici di Bengasi sono inoltre in trattative con la Gran Bretagna per liberare i fondi della Libyan bank, ha fatto sapere Aref Nayed, portavoce dei ribelli del Consiglio nazionale di transizione. Va sottolineato che l'assenza di debito pubblico (3,3% nel 2010), rende la situazione più facile. Ma la vera manna del Paese è chiaramente il petrolio, con una produzione pari a 1,58 milioni di barili al giorno prima della rivolta. La produzione può arrivare fino a 350.000 barili al giorno entro tre mesi «se siamo fortunati», ha detto Samuel Ciszuk analista di energia a IHS Global Insight. Ma, ha aggiunto, «fino a quando non ci sarà la stabilità, sarà difficile per l'industria petrolifera di recuperare». Anche l'Agenzia internazionale dell'Energia nei giorni scorsi ha parlato di ripresa lenta, seppur costante della produzione. Goldman Sachs in un rapporto recente ha parlato di una fornitura di 585mila barili al giorno nei prossimi 12-18 mesi. I ribelli da parte loro assicurano che la raffineria Zawiya sarà riavvitata «nelle prossime settimane» perchè la sua infrastruttura è stata preservata durante il combattimento, ha detto Ahmed Jehani, presidente della squadra di stabilizzazione dei rivoltosi. Poi toccherà agli impianti di Tubruk, seguita da Ras Lanuf e Nayed. Petrolio a parte, l'economia libica offre opportunità di investimento in settori tra cui turismo, industria mineraria, l'agricoltura e i servizi finanziari. «La Libia può diventare la stella della regione», ha detto l'ex governatore della banca centrale Farhat Bengdara, convinto che il pil del paese nei prossimi 10 anni potrebbe raddoppiare rispetto ai livelli pre-rivoluzione.

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