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La proposta-contro di Bersani

Il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani

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Più che una contro-manovra, una manovra-contro. Il Pd presenta la sua ricetta per rilanciare il Paese, e Pier Luigi Bersani gioca a fare il salvatore della Patria. In barba a quanto chiesto da Napolitano, il segretario, in maniche di camicia rigorosamente «rimboccate», non indietreggia di un passo: è il governo ad aver sbagliato tutto, a «raccontare bugie» agli italiani. Lui lo aveva detto. Ma adesso - è quello che sperano i Dem - la musica sta cambiando. «Siamo un partito di governo momentaneamente all'opposizione - spiega fiducioso - Chi si ostina (il riferimento è a Luca Cordero di Montezemolo, ndr) a descrivere il Pd come inutilizzabile, in questo momento di crisi ha il dovere di fornire un'alternativa, perché noi le nostre proposte ce le abbiamo». La ricetta anti-crisi dei democratiche è riassunta in un «decalogo alternativo del Pd», un contro-piano in dieci punti dal titolo «L'Italia di domani. Per il rigore, l'equità e lo sviluppo sostenibile» che spazia dalle norme per combattere l'evasione fiscale alle tasse sui grandi patrimoni e la richiesta di sopprimere l'articolo 8 del decreto del governo sulla contrattazione aziendale. Le proposte del Pd, spiega Bersani, sono una «manovra responsabile», che «tiene i saldi», garantisce «il rispetto degli accordi con l'Ue ma disegna un percorso alternativo per raggiungere l'obiettivo». Il segretario sottolinea in particolare la «riduzione drastica ed effettiva dei costi della pubblica amministrazione», le misure per l'equità, «perché - spiega - adesso dia una mano chi fin qui è rimasto un po' al riparo» e i provvedimenti per l'economia, la crescita il lavoro, «un tema un po' scomparso ma che l'autunno ci ricorderà», insiste. C'è tutto, insomma. È la soluzione al problema, si dirà. Già. Ma quali sono le risolutive idee del Pd? Pertiamo dai costi della politica. È qui che troviamo la prima grande differenza con quanto previsto dalla maggioranza. Bersani e i suoi sono affezionati alle poltrone: ecco allora che in alternativa al piano governativo di fondere le amministrazioni dei Comuni al di sotto dei mille abitanti, troviamo quella di fondere i servizi dei Comuni al di sotto dei 5mila. Così i politici restano al loro posto. Quanto alle Province, il Pd propone sì «il dimezzamento» ma aggiunge anche - è scritto sul documento - «in alternativa la loro trasformazione in enti di secondo livello». Tutti salvi, insomma. Contro l'evasione fiscale i democratici propongono la tracciabilità, a fini anti-riciclaggio, dei pagamenti superiori a 1.000 euro e «a fini anti-evasione quella dei pagamenti superiori a 300 euro». Ribadite poi la tassa sui capitali che hanno beneficiato dello scudo fiscale del 2009, («È inelegante, ma non incostituzionale», spiega il segretario del Pd) e la patrimoniale sui grandi valori immobiliari. Bersani appare sicuro di sé: «Non si aspettino un ventre molle, siamo anche di combattimento noi, ne? E poi non si può sempre stare al precampionato perché i tempi urgono. A quanti vogliono solo farsi largo bombardando a destra e a sinistra dico che non è il momento. Se invece vogliono discutere, siamo qui», ribadisce. La sicurezza del leader democratico vacilla di fronte a una domanda sulla tassazione dei beni della Chiesa. Rosy Bindi, che è seduta al suo fianco, si è già detta contraria nei giorni scorsi. Il segretario ci prova: «Per noi il principio è molto chiaro - azzarda - esenzione per tutte le risorse collegate alla missione della Chiesa e tassazione per tutte le attività propriamente commerciali». Rosy annuisce. Bersani tira un sospiro di sollievo: è andata.

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