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«Calciatori viziati. Ora devono pagare»

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Icalciatori? Sono «una casta di viziati», e se protestano contro il contributo di solidarietà per i redditi superiori ai 150.000 euro, «raddoppieremo le aliquote» a loro carico. Roberto Calderoli non le manda a dire ai reucci del pallone. Non sopporta i loro capricci soprattutto se arrivano in un periodo in cui il Paese ha bisogno del sacrificio di tutti. Soprattutto di chi guadagna di più. E così, mentre il governo tenta di far quadrare i conti e i calciatori minacciano di protestare (starebbero minacciando anche lo sciopero per la prima giornata di campionato anche se questa iniziativa sarebbe legata al mancato accordo sul rinnovo del contratto nazionale) il ministro leghista alza la voce e attacca: «È una cosa vergognosa. È l'unica categoria che non paga le tasse. Dovrebbero pagare senza fare una piega. Se c'è qualcuno che dovrebbe pagare il contributo di solidarietà sono proprio i calciatori, che rappresentano la casta dei viziati». Uno sfogo al quale il ministro allega una ben poco velata minaccia: «Se dovessero continuare a minacciare scioperi o ritorsione proporrò che, come ai politici, anche ai calciatori venga raddoppiata l'aliquota del contributo di solidarietà». E così Calderoli aggiunge un'ulteriore tassello all'ormai radicata polemica che lega il ministro con l'ambiente calcistico e che l'anno scorso ebbe il suo culmine quando, in occasione della manovra prima e dei mondiali poi, propose una riduzione degli stipendi dei giocatori con l'introduzione di un salary cap e la rinuncia ai premi in caso di vittoria del Mondiale. Eppure le parole del ministro non hanno trovato il favore dell'Associazione dei calciatori che, tramite il suo vicepresidente Leo Grosso, tuona: «Mi sembra il tipico caso di tanto rumore per nulla. La situazione è semplice e chiara, i giocatori sono lavoratori subordinati e in quanto tali rispettano le stesse regole, pagando regolarmente le tasse. Sui contratti fatti sulla base dell'accordo vecchio che è scaduto è indicata una cifra lorda e una cifra netta e società e calciatori possono aver stabilito a quale cifra fare riferimento. Se l'accordo fa riferimento al lordo, la tassa è carico del calciatore, se fa riferimento al netto è a carico della società. Se non è previsto nulla, l'inasprimento dell'aliquota grava sul calciatore. La legge è quella che è, il contratto è quello che è, il resto è speculazione spicciola». Intanto la politica italiana e lo sciopero che, invece, hanno già organizzato i calciatori della Liga spagnola, fanno sentire i propri effetti anche sul campionato di Serie A. E su questo i bookmakers si divertono. Analizzano i fattori. E così prendendo le nuove norme previste dalla finanziaria, le parole al vetriolo di Calderoli, i calciatori spagnoli e il loro sciopero, il risultato è questo: nelle quote lo slittamento della prima giornata, come riporta Agipronews, si gioca a 3 volte la scommessa. L'inizio senza intoppi è l'opzione più bassa in lavagna a 1,50, mentre l'ipotesi serrata a tempo indeterminato è un rischio che viene bancato a 6,00.

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