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Torna la compagnia del 1992

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Dauna parte l'allora presidente del Consiglio, Giuliano Amato, e dall'altra l'ex presidente Carlo Azeglio Ciampi che all'epoca rivestiva il ruolo di governatore della Banca d'Italia. Due uomini. Due storie diverse. Ma accomunati dal compito di tenere il timone dell'Italia negli anni in cui imperversava "Tangentopoli" e la Lira si svalutava. Oggi, a distanza di quasi vent'anni, tornano alla carica. E lanciano un chiaro appello affinché politica, parti sociali e istituzioni collaborino per far superare al Paese il momento di crisi. È proprio l'ex premier Amato, colui che l'11 luglio del 1992 emise un decreto da 30.000 miliardi di lire per il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti bancari, ad analizzare la situazione: «Nel momento in cui siamo è meglio condividere responsabilità sulle cose da fare piuttosto che ridiscutere gli assetti». Oggi come nel 1992, aggiunge, «il timone balla nelle mani di chi lo tiene. E le onde sono forti. Quindi diventano essenziali la capacità e la credibilità di reggerlo davanti a coloro a cui viene chiesto di remare per uscire dalla tempesta. La tempesta però è diversa. Allora - continua Amato in un'intervista al Messaggero - c'erano le singole valute, oggi abbiamo bilanci nazionali e una moneta unica. Ma la pressione è la stessa». L'appello allo spirito di quegli anni arriva anche da Ciampi. Uno spirito che l'ex Capo dello Stato ha visto «con soddisfazione» già diffondersi. Ed è proprio con un'intervista rilasciata il 29 luglio scorso al Sole 24 Ore che il presidente emerito ricorda quel biennio durante il quale, dopo le dimissioni di Amato, raccolse il testimone di Palazzo Chigi. E così, racconta, nell'autunno del '92 siamo finiti a un passo dal precipizio. Ne siamo usciti perché, tutti concentrati sullo stesso obiettivo, ha prevalso la percezione che occorreva uno sforzo congiunto. «La situazione oggi è radicalmente diversa da allora, eppure non posso non cogliere delle similitudini. L'ho vissuto in prima persona, da presidente del Consiglio, quello spirito di condivisione che condusse alla firma dell'accordo del luglio 1993. L'anno prima, il 31 luglio del 1992, con il governo Amato era stata raggiunta un'importante intesa sul costo del lavoro, con la sofferta firma di Bruno Trentin». Due passaggi che Ciampi non esita a definire dei veri «punti di svolta». E oggi? L'ex presidente non ha dubbi: «Ecco l'imperativo categorico. Occorrono segnali, occorre una scossa. Il Paese ha le energie per uscire da questa lunga fase di bassa crescita».

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