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La Lega non fa agguati sulle missioni

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Il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli

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Alla vigilia dell'importante voto sul rifinanziamento delle missioni militari all'estero, la notizia della morte del 28enne caporal maggiore David Tobini scuote il Palazzo. Eppure, nonostante la commozione anche ieri il senso di responsabilità ha prevalso. Tutti compatti (voteranno «no» solo i 12 senatori dell'Idv, e qualche altro in dissenso con il proprio gruppo, ndr) risponderanno positivamente all'appello che anche ieri ha voluto lanciare il ministro degli Esteri, Franco Frattini: «Spero che questa ennesima tragedia per l'Italia porterà ad un voto ancora più rapido e coeso del Parlamento. Questo sarà il segno che il nostro Paese non ha visto morire invano un altro suo eroe». Così occhi puntati tutti alle 16.30 di oggi quando l'emiciclo di Palazzo Madana dovrà votare, in prima lettura, il decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali per il secondo semestre 2011 (nel caso della Libia il rifinanziamento è trimestrale). Un testo che, tra le altre cose, se non prevede un taglio del contingente italiano in Afghanistan (nessuno dei 4.200 soldati tornerà a casa quest'anno ma solo nel 2012, ndr), stabilisce consistenti ridimensionamenti in Libano (700 militari in meno), in Libia (meno 884) e nei Balcani dove si passerà da 650 militari a 379 per diventare 320 nel primo semestre 2012. Questi, assieme a tutti gli altri tagli che sono stati inseriti nel provvedimento, porteranno al 30 novembre 2011 i nostri soldati impegnati all'estero da 9.250 a 7.222 unità. Altro aspetto interessante riguarda l'importo del rifinanziamento che passerà da 811 milioni di euro stanziati nello scorso semestre a 694 milioni, con una riduzione di circa 120 milioni. Solo nel caso della Libia si passerà da un costo di 142 milioni a 58 milioni. E proprio questo accordo sulla missione in Libia sarebbe stato l'elemento fondamentale che ha convinto il Carroccio a sostenere, quasi unanimemente, il decreto legge. L'annuncio del «sì» leghista è arrivato chiaramente dal ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, e - secondo quanto si apprende in ambienti di Palazzo Madama - non ci sono tentazioni tra i senatori nordisti di votare in modo difforme. Unica eccezione rimane quella di Roberto Castelli: il viceministro, infatti, ha spiegato che la sua è una scelta personale e che non andrà in Senato così da non partecipare al voto. Un caso di coscienza che Castelli starebbe portando avanti pur sapendo che, da più parti, si vocifera sulla possibilità di richiesta di dimissioni conseguenti a questo gesto. Un problema che sembra non interessare al viceministro il quale sarebbe disponibile a dimettersi qualora vi fosse una richiesta in tal senso da parte di Umberto Bossi, o del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Richiesta che ad ora non è ancora stata avanzata. Quella di Castelli dovrebbe comunque essere l'unica posizione contro: tutto il gruppo della Lega, ad ora, voterà a favore del dl. Una compattezza che, secondo Calderoli, sarebbe il frutto di una lunga trattativa e discussione con i colleghi del Pdl. «Come Lega - spiega il ministro - sul tema delle missioni abbiamo ottenuto il rientro di almeno 2.070 nostri militari già entro la fine di quest'anno, una riduzione degli stanziamenti per le missioni internazionali e la definizione della durata della missione in Libia e quindi, proprio per questo, e per senso di responsabilità, rivoterò il decreto di rifinanziamento delle missioni militari». Un «sì» che però preannuncia il prossimo obiettivo inderogabile per il Carroccio ovvero quello di ridurre ancora di più la presenza italiana in Paesi come l'Afghanistan e la Libia. Il tutto per arrivare al traguardo dello stop definitivo a missioni che, come ha ripetuto spesso Bossi, «costano troppo e portano soltanto morti».

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