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Decreto missioni, sì del Senato

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La salma del caporale della Folgore Davide Tobini

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L'Aula del Senato ha approvato con un largo pronunciamento bipartisan, il decreto di rifinanziamento delle missioni militari internazionali. Dopo che il dissenso espresso da alcuni senatori del Pd è stato riassorbito durante una riunione del gruppo nel quale ai dissidenti è stato chiesto di attenersi all'indicazione politica del partito, a votare contro è rimasto solo il gruppo dell'Idv. Risultato finale della votazione: 269 favorevoli, 12 contrari, un astenuto. Il senatore Perduca ha annunciato la non partecipazione al voto dei tre radicali eletti nelle liste del Pd. Il provvedimento era in prima lettura, passa ora alla Camera. IL MINISTRO DELLA DIFESA LA RUSSA Il ministro della Difesa Ignazio La Russa è soddisfatto del voto dell'aula del Senato sul decreto di rifinanziamento delle missioni militari internazionali. "Nel giorno in cui piangiamo la scomparsa di David Tobini - ha commentato a palazzo Madama - un altro militare che ha dato la vita in una missione internazionale, abbiamo la consolazione, la soddisfazione di vedere che il Senato ha votato con un'ampissima maggioranza, con la sola eccezione del partito di Di Pietro, il rifinanziamento delle missioni, certificando così il convincimento che il lavoro che fanno i nostri militari, in quegli sfortunati paesi, è un impegno importante non solo per la sicurezza di quell'area, ma anche per la sicurezza delle nostre città, della nostra nazione". A giudizio del ministro il Senato ha "testimoniato la vicinanza, la gratitudine e la solidarietà alle forze armate". "Il lavoro iniziato per tempo dalle forze armate - ha aggiunto il ministro La Russa - ha consentito di ridurre sensibilmente i costi e anche di ridurre il numero dei militari, alla fine dell'anno saranno duemila in meno, ma solo in conseguenza degli obiettivi raggiunti". "Abbiamo ridotto di mille uomini il contingente - ha spiegato ancora La Russa - ritirando una nave dal Mediterraneo perché non c'era più alcun pericolo dagli aerei di Gheddafi, ritiriamo dei militari dal Kosovo perché abbiamo completato il lavoro, ritireremo con l'accordo dell'Onu degli uomini dal Libano perché non abbiamo più il comando come avviene per il turn over. Cioè solo dove completiamo il nostro lavoro". "In Afghanistan - ha precisato in conclusione il ministro - per questo semestre non viene toccato il numero dei militari presenti e nelle riduzioni, ottime, di costi non viene ridotta la voce sicurezza per la quale abbiamo incrementato le risorse necessarie perché di tutto si può discutere tranne che dello sforzo di dare il massimo possibile di sicurezza ai nostri militari".  

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