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Papa ora va al contrattacco: "Hanno sbagliato persona"

Il parlamentare del Pdl Alfonso Papa

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Se ne sta solo soletto su una panchina del cortile di Montecitorio. Questa è la politica, bellezza. Quando sei in alto, tutti a leccarti i piedi. Se cadi nella polvere tutti a far finta di non conoscerti. Papa? Papa chi? Alfonso Papa fuma. In queste ore si decide il suo futuro e a breve potrebbero schudersi per lui le porte del carcere di Poggioreale. Si sfoga: «Come ho passato questi quindici giorni? A leggere. Leggere una a una tutte le quincidimila pagine dell'ordinanza». E che cosa ha desunto? «Una valanga di errori, alcuni clamorosi». Vabbè, onorevole, questo lo ripete da giorni: faccia un esempio. «Domani parlerò nella Giunta per le autorizzazioni». Allora, mettiamola così: che sensazione ha avuto rileggendosi nelle intercettazioni. «Molto semplice. Non sono io». Come non è lei? «Non sono io. Ci sono trenta pagine di intercettazioni nelle quali persino i magistrati hanno dei dubbi. E lo scrivono pure». Possibile? «Non possibile, è certo. Basta leggere le carte. Ma mica è l'unico errore». No? E cos'altro c'è? «Mi accusano di ricettazione. Ovvero di aver comprato un orologio direttamente dal ladro. Mi hanno pure fotografato. E allora perché non sono scesi dalla macchina e mi hanno messo le manette? Un deputato può essere arrestato in flagranza di reato. Perché non l'hanno fatto?». Appunto, perché non l'hanno fatto? «Perché quello non è un ladro ma un muratore. Ha fatto i lavori a casa mia. Ma le pare che uno si compra un orologio rubato e dà appuntamento al ladro a mezzogiorno a Napoli a piazzetta Rodinò, cioè dove passa il mondo a quell'ora?». Be', in effetti è poco credibile. Un magistrato poi... «Per non parlare di quello che dicono gli imprenditori. Non quadra nulla. Tutto discordante. C'è chi viene interrogato diverse volte, chi dà cinque versioni diverse dello stesso episodio». Possibile? «Allora non l'ha capito? Non è possibile, è certo. C'è uno che viene interrogato sette ore e il verbale è lungo una paginetta e mezza. E che ha detto? Una parola ogni dieci minuti?». Inverosimile. Come è andata? L'hanno interrogato fino a che non ha detto quello che volevano i pm? «Si dice a Napoli: l'hann fatt 'nu buco 'mpiett». Cioè gli hanno sparato un colpo in petto come avvertimento, poi quello ha capito e ha parlato: vuole dire questo? «'Nu buco 'mpiett. Aspettate domani e saprete tutto. Tutto. Mi sono scritto una bella memoria. Dieci pagine e domani le voglio leggere, sono quindici giorni che prendo palate di fango in faccia. Poi i colleghi deputati decideranno se è il caso di farmi arrestare o no. Io sono sereno». Certo, sereno. «Mi scusi lo sfogo. Non scriva niente, eh? Voglio parlare prima davanti alla giunta».

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