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Alfano prepara l'apertura all'Udc

Angelino Alfano

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Non sarà un consiglio nazionale del Pdl in stile bulgaro. Ma si avvicinerà molto. E lo dimostra il fatto che ieri è stato un susseguirsi di riunioni delle varie componenti. Quella di Alemanno aveva cominciato il proprio meeting in serata, la priortà restano congressi locali e primarie. Lo conferma anche il fatto che i big delle varie aree sono stati tutto il giorno a contare e ricontare le varie truppe in campo. Angelino Alfano non dovrebbe avere problemi a essere eletto e anche con un quasi plebiscito perché può contare su 800-850 voti certi all'interno del parlamentino del Pdl sui 1050 che ne hanno diritto. Restano in bilico i dissidenti, ormai divenuti più esigui. Altero Matteoli per esempio è allineanto alla maggioranza e dunque non seguirà coloro che volevano preparare un ordine del giorno della minoranza. E anche il sindaco di Roma sembra piuttosto convinto a chiedere al limite una sorta di «comitato dei garanti» che affianchi Alfano. Claudio Scajola ha avuto contatti diretti con Silvio Berlusconi che lo ha pregato di desistere da qualunque sortita. In serata l'ex ministro faceva sapere: «Si apre una nuova fase di rilancio e collegialità e ad Alfano vanno i miei auguri e tutta la mia collaborazione». Roberto Formigoni, pure irrequieto nelle ultime settimane, s'è reso conto che con lui non c'era neanche tutta la componente di Cl visto che Maurizio Lupi è con il gruppo dei quarantenni che sostiene Alfano. Le vere incognite restano i poteri che avrà il neosegretario politico del Pdl. Per esempio se avrà o no la possibilità di commissariare i coordinatori regionali o se lo dovrà fare un accordo con il trio Verdini-La Russa-Bondi. Così il consiglio nazionale di stamattina all'Auditorium di via della Conciliazione (lo stesso dove nell'aprile dell'anno scorso si consumò lo scontro Fini del famoso «che fai, mi cacci?») comincerà prima con la verifica del notaio che dovrà certificare se c'è il numero legale. Poi l'intervento di Berlusconi che, come al solito, sarà pressocché imprevedibile. Nella parte finale però proporrà la modifica dello statuto con la nomina del segretario. Alfano stava limando ancora ieri sera il suo intervento ma un punto resta fermo: il suo obiettivo sarà quello di costruire un grando partito riformista e liberale. Il modello sarà la sezione italiana del Partito Popolare Europeo, formazione nella quale è presente l'Udc. Possibile che ci sia anche una mano tesa, magari più sfumata, anche ad altri pezzi dell'opposizione. Ai cattolici e i riformisti del centrosinistra, quelli presenti nell'Idv, nel Pd, in Fli. In sala ad ascoltarlo ci sarà anche il presidente del Senato, Renato Schifani, che non partecipa a una riunione di organismi di partito dal congresso del 2009. Quindi la votazione con alzata di cartellino. A quel punto Alfano sarà ufficialmente segretario del Pdl. Non lascerà subito il ministero della Giustizia, lo farà a fine luglio. Per la sua sostituzione si è aperto un ballottaggio tra il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Donato Bruno e il sottosegretario all'Interno (con un passato di magistrato antimafia) Francesco Nitto Palma. Quest'ultimo sembra in pole position e la sua nomina sarebbe un segnale importante per l'Anm. Si vedrà. Tornando a oggi, dopo relazione dei tre coordinatori ci sarà la pausa pranzo. Nel pomeriggio dibattito. E qui si aprirà la parte meno prevedibile.

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