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C'è anche Calderoli al vertice del Pdl

Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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C'è anche il ministro per la Semplificazione Normativa Roberto Calderoli a Palazzo Grazioli per partecipare al vertice Pdl convocato da Silvio Berlusconi. In Via del Plebiscito si discute sulla questione del trasferimento dei ministeri al nord, richiesta avanzata dalla Lega ieri a Pontida. Il vertice tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl per discutere della situazione dopo i paletti posti dalla Lega a Pontida e alla vigilia della verifica parlamentare è cominciato poco dopo le 21.  A cena a Palazzo Grazioli sono giunti i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Gianni letta e Paolo Bonaiuti, il segretario politico del partito Angelino Alfano i coordinatori La Russa e Verdini, i capigruppo di camera e Senato (Cicchitto, Corsaro, Gasparri e Quaglieriello), i ministri Frattini e Brunetta, il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini e l'avvocato-deputato Niccolò Ghedini.   L'attesa è tutta per il discorso di Silvio Berlusconi domani in Senato. È proprio in quelle pagine che Umberto Bossi si aspetta di trovare le risposte all'elenco di richieste avanzate ieri dal palco di Pontida. I toni del quotidiano La Padania sono ultimativi, "Prendere o lasciare" titola infatti il giornale che poi strattona il premier: "Berlusconi costretto a scoprire le carte. Deve rispondere all'agenda politica dettata a Pontida". Il Senatur ha trascorso il pomeriggio nel quartier generale di via Bellerio con tutto lo stato maggiore del Carroccio, unico assente "giustificato" il ministro dell'Interno Roberto Maroni, per fare il punto della situazione in vista degli appuntamenti che attendono i leghisti al rientro nella Capitale. L'intervento del di Umberto Bossi non mette per ora in discussione l'asse con il Cavaliere anche se, la promessa ribadita davanti al popolo lumbard di spostare ministeri al Nord e di mettere la parola fine alla missione italiana in Libia, rischiano di far scricchiolare ulteriormente l'intesa tra i due leader. Il Carroccio, inoltre, si aspetta che nel discorso del Cavaliere a palazzo Madama ci siano passaggi chiari anche sulla riforma fiscale. Che i lumbard siano poco disposti a retrocedere dalle richieste avanzate lo fa capire in maniera colorita - e parafrasando il titolo di un film di Bud Spencer - l'eurodeputato Matteo Salvini. "Altrimenti ci arrabbiamo" dice il leghista a chi gli chiede cosa succederà se Berlusconi non rispetta le scadenze date. Ma anche Roberto Maroni sulla presenza italiana in Libia ha le idee chiare: "Ribadisco la posizione già espressa a Pontida e cioè la richiesta al presidente del Consiglio di dire quando terminerà l'impegno in Libia, che è l'unico modo per fermare lo sbarco dei clandestini". Una risposta a distanza, quella del ministro dell'Interno, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che solo poco prima aveva sottolineato come l'impegno del nostro Paese per la missione a Tripoli sia quello "di restare schierati". Il Carroccio non molla, oltre alla Libia, nemmeno sulla richiesta di trasferimento dei ministeri. Il decentramento di alcuni uffici non basta, tant'è che la richiesta ribadita ieri del Senatur ha scatenato il caos nel Pdl con la fronda romana guidata dal sindaco Gianni Alemanno e dal presidente della Regione Renata Polverini pronta alle barricate. I contatti tra gli alleati vanno avanti per tutta la notte (stasera è previsto un vertice a palazzo Grazioli) con l'obiettivo di arrivare ad una mediazione che accontenti i leghisti ed eviti spaccature tra i pidiellini. Il risultato per ora è in salita con il rischio che la maggioranza si divida al momento di votare gli ordini del giorno che hanno come argomento proprio lo stop allo spostamento dei dicasteri da Roma. Alla tensione per il rischio di vedere disattese le richieste fatte a Pontida, va aggiunto un certo nervosismo nelle file stesse del Carroccio. Nonostante Bossi ieri abbia ribadito più volte la compattezza del partito - "la Lega non è rotta" ha sottolineato il leader dei Lumbard - lo striscione che inneggiava a Maroni premier non è passato inosservato. Il diretto interessato glissa sull'argomento "non l'ho visto" anche se più di qualche dirigente nella maggioranza, non esclude il ministro dell'Interno nella rosa dei possibili candidati alla leadership del centrodestra. L'ipotesi comunque creerebbe più di qualche malumore all'interno del partito: "Il leader del Carroccio è Umberto Bossi. Punto e basta", taglia corto Luca Zaia, governatore del Veneto. Mentre Matteo Salvini pur riconoscendo la leadership indiscussa del Senatur non ha dubbi nel vedere come "un sogno" la 'promozione' di Maroni a presidente del Consiglio.  

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