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Bossi, Berlusconi e l'accordo ritrovato

Vertice Berlusconi-Bossi: il ministro della Giustizia e segretario del Pdl, Angelino Alfano, a villa San Martino di Arcore

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Il primo dato è Angelino Alfano. Al termine di tre ore di summit, il segretario in pectore del Pdl viene spedito ai cancelli di villa San Martino a rilasciare una dichiarazione sull'esito dell'incontro. Sembra un aspetto formale, non lo è. È una nuova legittimazione per il «delfino incaricato». Nella liturgia berlusconiana significa che è lui che parla per il leader, per il partito, per tutti. Insomma, quella di Alfano non è una nomina tanto per dare una rinfrescata al Pdl. È una incoronazione sostanziale. Non è poco, è soprattutto un messaggio interno. Come dire che l'attuale ministro della Giustizia agirà in nome e per conto del Cavaliere. Ed è anche una prova per Angelino. Berlusconi sta a guardare come si comporta, come si muove, se è in grado di reggere. Quindi valuterà se è all'altezza. Il secondo dato, e lo si coglie proprio dalle parole che il segretario designato del Pdl pronuncia subito fuori dalla villa di Arcore, è che Umberto Bossi non ha nessuna intenzione di staccare la spina al governo. Resiste al pressing esterno e soprattutto interno. Vuole andare avanti. Conferma Alfano: «L'alleanza tra Lega e Pdl tiene e questo consentirà al governo di portare avanti le riforme». Durante il vertice, sottolinea Alfano, «abbiamo ulteriormente ricordato come questa sia la coalizione in grado di assicurare all'Italia governi che durano cinque anni e che sono in grado di assicurare una stagione di riforme, a differenza della sinistra». Alfano smentisce che si sia parlato di una promozione di Tremonti: «Non si è parlato assolutamente di vice premier». Quindi afferma: «Abbiamo confermato l'obiettivo, il pareggio di bilancio nel 2014». Significa che si procede sulla linea del ministro dell'Economia. Ed è un messaggio rassicurante all'Unione europea e in particolare alle agenzie di rating (una di recente ha abbassato le previsioni per l'Italia): gli impegni saranno rispettati. Berlusconi rientra a Roma, passa per palazzo Grazioli da dove poi riesce per andare alla festa dei Carabinieri. Si ferma per due battute con i giornalisti, si spinge un pochino oltre e conferma che s'è parlato del taglio delle tasse: «È programmata la riforma fiscale, per le risorse poi vedremo cosa si potrà fare. La nostra intenzione è quella, dobbiamo vedere se ci sono le condizioni». Gli viene chiesto se si è parlato di candidato premier per il 2013, Silvio risponde secco: «No». Sono le ultime parole della giornata anche se in serata, a conferma di una tranquillità ritrovata, il premier si concede una passeggiata da Palazzo Chigi a Palazzo Grazioli con tappa nella solita gelateria a via del Corso. Avanti così, dunque. Nel tentativo di recuperare il consenso smarrito. La strada che Pdl e Lega intendono percorrere è quella già scritto nel programma di governo. Con la riduzione del Fisco per famiglie e imprese e il corrispondente taglio della spesa pubblica. Magari rivedendo il sistema delle detrazioni e delle agevolazioni che, come confermato di recente da uno degli studi predisposti dal dicastero dell'Economia, valgono circa 190 miliardi di euro. Nel corso dell'incontro si parla anche di ministeri al Nord. Anzi, per la precisione non si parla più del trasferimento di dicasteri. Bensì del trasloco solo di uffici di rappresentanza di alcuni ministeri, pur se «altamente operativi». Un'ipotesi che non dispiace nemmeno al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che - in visita a Washington - risponde: «Se si tratta di uffici decentrati di ministeri che restano a Roma non c'è problema, e non sarebbe nemmeno una straordinaria novità. L'importante è che la sede dei ministeri e la loro titolarità restino a Roma. Questo è strettamente vincolato alla realtà della nostra Capitale e potrebbe essere rimesso in discussione con un voto parlamentare se non addirittura con una legge costituzionale». Sarcastico Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma: «Se venissero confermate le voci al termine del vertice tra Pdl e Lega sullo spostamento di alcuni uffici ministeriali al nord ci troveremmo di fronte ad una grande "buffonata"».

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