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Tremonti sferra l'attacco agli sprechi

Giulio Tremonti

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La lotta agli sprechi è la sfida di ogni governo ma per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti è diventato un passaggio obbligato se si vuol ridurre la pressione fiscale. Tagliando le spese superflue si liberano risorse che consentono di alleggerire il peso delle imposte. In questa difficile scommessa si cimentò Padoa Schioppa nel governo Prodi mettendo a punto il Libro Verde, un'analisi dettagliata degli sprechi e di come eliminarli. Tanto clamore ma risultati scarsi. Ora Tremonti ci prova. Al ministero dell'Economia è stato avviato un check sul bilancio che dovrebbe consentire una «ripulitura» degli sprechi. Un primo rapporto è stato stilato da Piero Giarda che coordina una delle quattro commissioni istituite per mettere a punto la riforma fiscale. Nel documento sono indicati anche i modi per tagliare la spesa. Le situazioni sono numerose; si va dall'acquisto di prodotti ad un costo superiore al prezzo di mercato, all'utilizzo di due impiegati al posto di uno, all'uso di fondi pubblici senza tener conto dei diversi benefici per la collettività o la progettazione di opere incomplete. Il rapporto la prossima settimana sarà arricchito anche con la «radiografia» degli enti inutili e dei cosiddetti «costi» della politica. L'obiettivo di Tremonti è di raccogliere anche le voci delle categorie (al tavolo sono presenti tutte le parti sociali, dalla Cgil alla Confinudtria, dalla Confartigianato alla Confedilizia) chiudere entro maggio la discussione ed elaborare un Libro Bianco, che sarà poi la base della riforma fiscale. Gli sprechi sono stati raggruppati in tre macro categorie: le inefficienze produttive, quelle gestionali e quelle economiche. Alcuni esempi: quando si utilizzano due impiegati al posto di uno o una auto blu costosa è sotto utilizzata; ma anche quando si acquistano beni (i farmaci) ad un prezzo superiore o si scelgono tecniche di produzione sbagliate, oramai obsolete. Le inefficienze di gestione si hanno nel caso di errori negli investimenti o nella scelta di programmi per soggetti che non ne hanno bisogno, o quando le opere restano incomplete. Spesso accade che i servizi non sono aggiornati ai mutati bisogni della collettività. Ci sono così «le inefficienze legate al mantenimento di programmi per i quali non sussistono più (se mai sono esistiti) i vantaggi». «La cancellazione di pezzi dell'intervento pubblico non più rilevanti - viene spiegato - rimane uno dei temi di maggior rilevo nella politica della spesa». E i tagli «sono più difficili in periodo di bassa crescita». Nel rapporto si dice che «le imposte elevate e la struttura del prelievo possono scoraggiare l'attività economica, l'offerta di lavoro e l'assunzione di rischi». Le soluzioni: spostare i servizio fuori dal pubblico (ma ci sono stati - viene rilevato - «forti aumenti tariffari in settori da sempre cari alla visione socialdemocratica (trasporti, energia, ambiente, acqua, ecc.)». Oppure si possono ridurre stanziamenti, introdurre vincoli di spesa, modificare diritti dei beneficiari di spesa.

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