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Pdl tentato dal voto sui sottosegretari

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Èquesta, in estrema sintesi, la posizione che si fa largo nel Pdl sulla richiesta del presidente della Repubblica di una verifica parlamentare dei nuovi equilibri di governo. Dopo lo sbarramento opposto nelle prime ore al messaggio di Giorgio Napolitano, la maggioranza si fa possibilista su un voto delle Camere, che ratifichi il rimpasto avvenuto questa settimana e la nuova compagine che regge l'esecutivo. Anche se dal partito del premier si continua a ribadire l'inutilità e irritualità di una verifica del genere. «Sulla nomina dei sottosegretari nessuno può imporre al governo di chiedere la fiducia al Parlamento, senza violare apertamente la Costituzione», sostiene il vicepresidente dei deputati, Osvaldo Napoli. E il capogruppo Fabrizio Cicchitto: «Noi sosteniamo che la verifica parlamentare è inutile non perché la temiamo, ma perché essa è già avvenuta dal 14 dicembre ad oggi con numerose votazioni». Ma anche se reputato inutile, alla fine quel voto potrebbe tenersi. E non solo perché l'alleato leghista, Umberto Bossi in testa, dà adesso la sua esplicita approvazione all'intervento di Napolitano. Ma anche perché quella potrebbe essere «l'occasione per raccogliere nuovi voti e spazzare chi continua a pensare a inverosimili spallate», dice Roberto Calderoli. E ministri e capigruppo Pdl concordano. «Se si volesse un confronto, il Pdl lo affronterebbe senza alcun timore», dice Maurizio Gasparri. Che si spinge oltre: «L'occasione potrebbe addirittura rivelarsi utile per mettere in evidenza le violazioni dei principi democratici di chi, eletto per sostenere un governo e un programma, ha stracciato il patto con i cittadini consacrato del voto». E quel «chi» sembra essere Gianfranco Fini, accusato tra l'altro di essere «ribaltonista» assieme a Casini, Rutelli e Lombardo, dal neo-sottosegretario Aurelio Misiti: «Il 14 dicembre avevano già la lista dei ministri pronta». Ma l'opposizione continua ad attaccare. «La via maestra è il voto di fiducia. E in ogni caso dal dibattito parlamentare dovrà emergere il trasformismo di questa maggioranza», dice Rosy Bindi (Pd). E Italo Bocchino (Fli): «Votare o meno una nuova fiducia ci appassiona veramente poco. Invece siamo molto soddisfatti del richiamo al Governo da parte del presidente Napolitano perché è la controprova che Berlusconi ha posto in essere un ribaltone».

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