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Tormenti Democratici

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier Silvio Berlusconi

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Nessun commento. Nel giorno in cui la Camera votava le mozioni sull'intervento militare in Libia Giorgio Napolitano è rimasto in silenzio. Nessun intervento. A confermare ciò che il Capo dello Stato aveva detto a più riprese nei giorni scorsi: «Resta esclusiva responsabilità del governo e del Parlamento la decisione circa gli sviluppi dell'adesione già data dall'Italia agli indirizzi formulati e alle misure autorizzate da quella risoluzione». Un chiarimento che era servito a fermare illazioni e polemiche su sue presunte telefonate e pressioni per convincere l'opposizione, in particolare il Pd, a non calcare troppo la mano cercando di mettere in crisi il governo. In realtà non è esatto dire che il presidente della Repubblica sia rimasto in silenzio. Non ha commentato il voto sulla Libia ma, quando nel pomeriggio ha preso parte ad un dibattito sulla figura di Antonio Giolitti (presenti anche Eugenio Scalfari e Giuliano Amato), le sue parole sono piovute come sassi sulla testa dell'opposizione. Il Capo dello Stato, infatti, ha invitato «chi fa politica a sinistra ed è a quanto pare oggi all'opposizione» a «leggere la definizione di cosa sia l'alternativa» data da Giolitti. Secondo l'ex parlamentare Pci, nipote di Giovanni scomparso nel febbraio 2010, tre erano le caratteristiche «dell'alternativa». Napolitano le ha ricordate: «Deve essere credibile, affidabile e praticabile». Aggiungendo poi: «Sono passati 15 anni dal libro in cui Antonio scriveva questa riflessione e lui oggi non c'è più, ma resta vero che o l'alternativa la si immagina così o si resta all'opposizione». Napolitano ha poi letto dei passaggi per spiegare cosa intendesse Giolitti: essere credibili vuol dire «mostrarsi capaci di esercitare l'azione di governo», essere affidabili significa «togliersi di dosso il sospetto di volersi insediare al potere come alternativa senza alternativa», praticabile vuol dire «rendere realistici e per ciò convincenti» gli obiettivi da raggiungere, gli ostacoli da superare e la gradualità per superarli. Ora, anche ad essere buoni, è difficile non pensare che nella parole del Capo dello Stato non si nasconda un velo di polemica nei confronti del Pd che è pur sempre il principale partito dell'opposizione. E nei corridoi di Montecitorio c'è chi si spinge oltre descrivendo un presidente della Repubblica letteralmente furioso nei confronti dei Democratici. «Poniamo che la telefonata tra il Colle e Bersani ci sia sia stata - spiega un deputato Pd dietro promessa di anonimato - chi l'ha fatta uscire sui giornali? Non certo il Quirinale. Dopotutto non è un segreto che in diversi, nel partito, non abbiano gradito gli interventi di Napolitano sulla Libia». Insomma, deciso a non finire vittima di fuoco amico, il Capo dello Stato avrebbe deciso di passare al contrattacco. Si spiegherebbe così sia la dura replica all'editoriale di Marco Travaglio (il Colle non smentisce quasi mai ricostruzioni giornalistiche e, infatti, non l'aveva fatto nei giorni precedenti per gli articoli del Corriere e di Repubblica), sia l'affondo di ieri. Che potrebbe essere tradotto in un semplice concetto: non prendetevela con me se non sapete fare l'opposizione.

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