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Mesi di sorveglianza nascosti da tutto e da tutti.

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Secondoil Washington Post e il New York Times, infatti, la residenza di Abbottabad era spiata 24 ore su 24 da agenti della Cia che avevano preso in affitto una casa poco distante trasformandola in una base operativa dotata di telecamere a raggi infrarossi, microfoni direzionali, radar satellitari per cercare eventuali tunnel. E questo accadeva da tempo. I due quotidiani, che citano fonti dell'intelligence americana, spiegano che l'operazione è cominciata già nel luglio scorso pendinando il «corriere» di Bin Laden Sheikh Abu Ahmed (nome di battaglia Abu Ahmed al-Kuwaiti). Seguendolo, gli agenti sono risaliti a quello strano compound di Abbottabad, hanno preso in affitto una casa da cui si vedeva l'edificio sospetto e per mesi hanno cominciato un'attività di osservazione estenuante facendo attenzione ad essere «invisibili» non solo agli occhi di coloro che stavano spiando, ma anche agli occhi dell'intelligence pakistana, rimasta all'oscuro di tutto. Gli uomini della Cia hanno così individuato colui che hanno definito «il camminatore», un uomo alto che ogni giorno faceva brevi passeggiate all'interno del cortile. Hanno pensato si trattasse di Bin Laden. Ma nonostante i raggi infrarossi, le foto, i video, le voci captate, non sono mai riusciti ad avere la certezza che fosse lui. Finché, il giorno prima del blitz, lui è stato individuato mentre si trovava al terzo piano dell'edificio, all'ingresso di una stanza. «All'80 per cento» era lui, e quella era senz'altro «la miglior informazione di intelligence dal 2007». Un'informazione in base alla quale il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha impartito l'ordine ai Navy Seals. E proprio ieri, in una base militare di Fort Campbell in Kentucky, Obama ha incontrato gli agenti speciali che hanno condotto con successo il blitz contro Osama. Un'operazione in cui, secondo il presidente americano, lo sceicco è stato sepolto in mare in modo «rispettoso» («penso che abbiano gestito la vicenda in maniera appropriata» ha aggiunto in un'intervista televisiva che andrà in onda domani). Si tratterebbe complessivamente di una decina di Seals (segretezza totale sulla loro identità) che sarebbero tornati negli Stati Uniti nella notte di mercoledì. Massimo riserbo sui contenuti del colloquio anche se il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha spiegato che il presidente ha evitato toni celebrativi: «Il punto da sottolineare è che, per quanto il successo della missione contro Osama bin Laden sia stato un fatto storico, ciò non significa che sia finita la guerra contro al Qaeda. La battaglia continua». Non a caso ad Abbottabad è scattata ieri la seconda fase dell'operazione Geronimo. Una quarantina di persone, sospettate di essere simpatizzanti di Al Qaeda, sono state arrestate nella città dove si nascondeva lo sceicco. Secondo quanto riferisce la FoxNews, citando l'agenzia governativa americana Open Source Center, nel nuovo blitz sono stati coinvolti i servizi segreti pachistani (Isi), l'intelligence militare e la polizia di Abbottabad. Contemporaneamente la Abc fa sapere che gli analisti di Cia e Fbi stanno valutando «pezzo a pezzo» l'enorme quantità di materiale sequestrato nel nascondiglio di Bin Laden, ma in particolare stanno al momento esaminando i documenti scritti a mano, per verificare se la calligrafia combaci con quella dello sceicco, di cui ritengono di avere alcuni esempi. Nel computer usato da Osama, invece, ci sarebbero elementi utili per stringere il cerchio attorno al numero due e presunto erede alla guida di al Qaeda, il medico egiziano Ayman al Zawahiri. Anche se fonti dell'intelligence spiegano che la «situazione è fluida» e Zawahiri potrebbe essersi già spostato. Nic. Imb.

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