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Il Travaglio di Marco Da puro a epuratore

Marco Travaglio

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Tecnicamente si tratta di un «avvicendamento». Un cambio della guardia uguale a mille altri. Normale amministrazione nella vita di qualsiasi quotidiano. Ma da come la stanno vivendo i diretti interessati non sembra eccessivo parlare di «epurazione». Sarà perché accade al Fatto Quotidiano il giornale che proprio sulla «diversità» ha costruito gran parte del proprio successo. Antonio Padellaro, Marco Travaglio & Co. certe cose nemmeno le pensano. Eppure, si sa, non è difficile trovare uno più puro che ti epura. Tra l'altro questa volta non si tratta della solita polemica, dei soliti nemici. La faida è tutta interna. A scatenarla sono stati Roberto Corradi, Luca Telese e il gruppo che in questi 14 mesi ha dato vita al Misfatto, l'inserto satirico domenicale del quotidiano. Ebbene, giunti al numero 60, la truppa è stata liquidata per affidare il progetto delle mani del vignettista Stefano Disegni. Un quasi sessantenne di belle speranze al posto di Corradi che, sul proprio sito, si autodefinisce «momentaneamente trentenne, momentaneamente scrittore e commediante».  Tutto questo nel quotidiano che si batte in difesa dei giovani e dei precari. Gli «epurati», ovviamente, sono andati su tutte le furie. E siccome i panni sporchi non sempre si lavano in famiglia, si sono sfogati con un editoriale sulla prima pagina del numero del 24 aprile. «Con questo numero - hanno scritto - per volontà del direttore e del vicedirettore de Il Fatto (Padellaro e Travaglio ndr), il gruppo di lavoro che in questi 14 mesi ha ideato e curato questo perfido Misfatto viene mandato a casa. Inutile dire che questa decisione non ci piace nemmeno un po'. Persino in questo giornale che dovrebbe essere sempre diverso, ecco il paradosso dei paradossi italiani: si toglie ai giovani per dare ai babbioni». Segue dettagliato resoconto delle fatiche di questo primo anno di vita: dalla capacità di credere nel progetto nonostante tutto e tutti, alle riunioni improvvisate qua e là, fino al risultato numerico di aver trasformato l'edizione della domenica da quella meno a quella più venduta. «Adesso che lo spazio c'è - prosegue l'editoriale -, e i soldi pure, i Garibaldini che hanno voluto la presa di Porta Pia vengono mandati a casa per dare spazio al Grande Professionista della Satira che all'inizio aveva declinato l'invito. Non è bello, ma càpita. Tuttavia, essendo Garibaldini, ma non rosiconi, facciamo pure gli auguri al nuovo responsabile del supplemento (voluto dal direttore e dal vicedirettore) perché, col triplo del nostro budget, raggiunga risultati comparabili ai nostri o migliori». Potrebbe finire qui, ma il «Grande Professionista della Satira», ha diritto alla sua replica e quindi, nell'ultima pagina, utilizza la sua consueta striscia per attaccare coloro che fanno satira «rassicurante» attorno ai soliti stereotipi: «Berlusconi mafioso», «Bondi servo», «Bersani incapace». Ogni riferimento a fatti e persone è puramente voluto e lo scontro si fa più feroce. Il tutto finisce su Dagospia. Luca Telese rincara la dose sul proprio sito. L'obiettivo principale è il vignettista («ma non solo lui» spiega il giornalista): «Il Grande Professionista della Satira ha scalpitato da matti per farsi dare un giocattolino, dopo aver rifiutato la proposta (di Padellaro e anche mia) di condurlo quando non c'erano certezze, perché non voleva mettere in gioco il prestigio della sua firma». «Dopo aver proposto come coordinatore del supplemento Corradi - prosegue -, ed essersi arrabbiato una settimana dopo perché Corradi non gli portava l'acqua con le orecchie, Disegni è venuto da me dicendo: "Cacciamolo via". Visto che gli ho risposto picche è andato dal vicedirettore del nostro giornale e a quanto pare è riuscito a convincerlo che fosse una buona idea». Telese ricorda poi tutte le volte che in questi mesi il Misfatto ha attaccato i «miti» delle sinistra: da Moretti a Saviano, passando per Vendola e Landini. E conclude: «Questo mentre il Grande Professionista della Satira, l'anticonformista che non risparmia la sinistra, da dieci numeri disegna una infinita e noiosissima striscia a puntate (ridono solo lui e Bondi), in cui Berlusconi, con una grande e originale trovata, è raffigurato come un c...o scappellato. Viva la satira anticonformista che non ha paura di andare controcorrente rispetto alle certezze della sinistra becera!» Ma al di là della polemica Telese svela l'arcano: a spingere per l'avvicendamento di Corradi con Disegni è stato Travaglio. Nessuno è perfetto.

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