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Fini-Palamara, scene da un amore

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All'indomanidella polemica aperta dal premier sul «patto scellerato» che esisterebbe tra Gianfranco Fini e i magistrati, il presidente della Camera incontra a Montecitorio i rappresentanti dell'Anm. L'appuntamento - di carattere istituzionale - è stato fissato più di un mese fa, ma questa volta il caso è stato beffardamente puntuale. «Abbiamo portato carta e penna per firmare il patto», scherza Luca Palamara, presidente del sindacato delle toghe quando entra nello studio del presidente della Camera. Gianfry se la ride. Ormai è amore. Il presidente della Camera ribadisce ancora una volta da che parte sta: «Nell'architettura costituzionale voluta dai padri costituenti la magistratura, non solo quella ordinaria, rappresenta il vero pilastro a salvaguardia del principio di legalità e a difesa di tutti i cittadini», spiega. L'Anm manifesta al presidente della Camera tutte le sue proccupazioni, il «vivo allarme» per il «clima insostenibile» in cui si inseriscono le riforme che riguardano la giustizia, per i «quotidiani attacchi nei confronti della magistratura», per le sempre più frequenti «manifestazioni di piazza in prossimità dei palazzi di giustizia», i quotidiani «insulti» e le «aggressioni» culminate con «l'affissione di manifesti che paragonano i pm alle brigate rosse». «È forte la preoccupazione per la gravità del momento, ma la magistratura non vuole essere trascinata sul terreno dello scontro - azzarda il presidente dell'Anm - perché noi non siamo un soggetto politico». Gianfry annuisce. Smesse le vesti di imparziale presidente della Camera e giunto nel pomeriggio a Trieste per la campagna elettorale per le amministrative, a Fini non resta che applaudire il capo dello Stato («Napolitano ha interpretato ancora una volta il sentimento di tutti gli italiani») e farsi criticare - lui che tanto si è speso per le tematiche sociali e l'emergenza lavoro - anche dai sindacati promuovendo il superamento dell'articolo 18 («Per mettere l'imprenditore nelle condizioni di poter assumere a tempo indeterminato, ma anche di poter licenziare»). La consacrazione ufficiale al club del cachemire e martello, il colpo di grazia della appena iniziata campagna elettorale, arriva da Massimo D'Alema. «Nella difesa dell'indipendenza dei magistrati noi e Fini siamo vicinissimi, nel senso che abbiamo esattamente le stesse posizioni», dichiara. E pensare che qualche anno fa, era il '99 - come rivelato da Il Tempo nell'ottobre scorso - l'allora leader di An voleva indagare le toghe su Tangentopoli. Che idea «insostenibile».

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