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Cadono tutti Silvio resiste

Silvio Berlusconi

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Una settimana fa Angela Merkel perdeva nella regione del Baden-Wuerttemberg, dove la Cdu governava da 59 anni ininterrottamente. Una settimana fa l'Ump di Nicolas Sarkozy sprofondava al 18% nelle elezioni cantonali, battuto nettamente dai socialisti saliti oltre il 30%, e cominciava a sentire il fiato sul collo del Front National all'11%. Nella settimana che si è appena conclusa Jose Luis Zapatero, l'ultimo mito rimasto alla sinistra europea, ha annunciato il suo ritiro: non si candiderà alle elezioni dell'anno prossimo. Dunque, nel giro di pochi giorni è cambiata la geografia politica in tre dei principali Paesi d'Europa. Silvio Berlusconi invece sta ancora là. Certo, ammaccato. Anche lui non può negare una caduta nei sondaggi. Non può negare un sempre maggiore affanno nei consensi. Ma è altrettanto vero che il Cavaliere, a differenza dei suoi colleghi europei, è l'unico che è stato letteralmente travolto da uno scandalo sessuale che ha acceso i riflettori di uno stadio sulla sua vita privata. Di più, sulla sua vita intima. Un'inchiesta della magistratura che gli ha letteralmente guardato nelle mutande. Ma era solo l'ultimo capitolo. Prima e ancora oggi lo hanno accusato di tutto. Dalla corruzione alle stragi di mafia. Eppure, è ancora lì. Lì, ancora in sella. Con le sue battute. Con i suoi scherzi. Le barzellette oscene. Atterra a Lampedusa con la sua valigia di promesse e annuncia pure che s'è comprato una casa. Quello che la sinistra non ha capito è che non importa che quelli di Berlusconi siano impegni precisi o una balla dietro l'altra. Conta che ciò che fa è ciò che vorrebbe fare qualunque italiano medio. Il Cavaliere, con tutti i suoi difetti, continua a essere ciò che una larga fetta di italiani vorrebbe diventare, anche in versione ridotta. Sul piano politico, il suo essere ancora in carica e il suo partito ancora accreditato intorno al 30% con il principale alleato, la Lega, oltre il 10%, è la conferma che Berlusconi continua a essere un polo nientaffatto effimero della politica italiana. Anzi, una buona parte d'italiani non vede all'attuale premier un'alternativa da prendere in considerazione. Perché l'Italia è ancora culturalmente ed elettoralmente di centrodestra, moderata. E tutto sommato preferisce tenersi questo capo del governo qui, con tutti i suoi difetti e le sue manchevolezze. Piuttosto che tutti gli altri. A questo punto la domanda andrebbe rovesciata. Perché tutti gli altri continuano a non essere credibili? Perché per esempio Gianfranco Fini, trent'anni in Parlamento, vicepremier, ministro degli Esteri, insomma uno al quale non c'è più bisogno di guardare quanti globuli di fascismo ha nel sangue per essere credibile, ancora continua a non essere preso in considerazione dall'elettorato? Anzi, lo è sempre meno. La sua Fli, nella migliore delle ipotesi, si attesta attorno al quattro per cento; ovvero un terzo dei consensi che aveva An appena cinque anni fa. Perché? Pier Ferdinando Casini, l'unico nel campo delle opposizioni che sembra avere una strategia che si possa qualificare come tale, potrebbe sfidare apertamente il Cavaliere nella battaglia egemonica del campo moderato. Ha una strategia, ha un partito consolidato, governa nelle regioni. Eppure se ne guarda bene dall'assaltare il Pdl. Anche il leader dell'Udc attende in cuor suo la fine politica naturale del Cav. Forse anche loro dovrebbero cominciare a porsi qualche domanda sulla loro credibilità.

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