Frattini risponde al rais "Le accuse sono solo retorica"
«Retorica anti italiana, solo un segno di debolezza». Il ministro degli Esteri Franco Frattini non ha dubbi: gli attacchi di Gheddafi al Belpaese non fanno che confermare la perdita di controllo che il Raìs ha della Libia e di se stesso. «È un segno di debolezza - spiega - non aver ricordato che l'Italia ha manifestato amicizia profonda verso il popolo libico che ha subito violenze da parte dell'Italia e verso cui l'Italia ha voluto riaffermare un sentimento di vicinanza, amicizia e considerazione. Cercare qualcuno contro cui puntare il dito è segno di debolezza», ripete. Mentre il Colonnello straparla, assicura il ministro, la Farnesina è al lavoro. La prima delle due «iniziative umanitarie» previste riguarda la zona di confine tra la Libia e la Tunisia: a Ras Ejder, in territorio tunisino, sarà allestito «un campo di assistenza italiano» per gestire l'emergenza dei 77 mila profughi che si sono ammassati in quell'area in fuga dalla Libia, il cui 70% sono lavoratori egiziani. Non è tutto. «Non appena ci saranno le condizioni di sicurezza», spiega Frattini, una nave carica di aiuti umanitari partirà con destinazione Bengasi per arginare l'emergenza umanitaria che si sta creando anche in Cirenaica. Bengasi infatti «è una città che sta soffrendo e pensiamo occorrano derrate alimentari, elettricità, equipaggiamenti medici: siamo in grado, non appena saranno garantite le condizioni di sicurezza - insiste Frattini - di organizzare la partenza dalla Sicilia di una nave con alcune tonnellate di generi alimentari, kit medici e generatori». Il contributo italiano alla risoluzione della crisi libica, per il momento, si occupa esclusivamente dei profughi. «Spero che la missione italiana sarà un pò l'apripista per altri paesi europei», auspica Frattini, che però non si sbilancia sulle altre iniziative possibili: «Sulla no fly zone - ammette il titolare della Farnesina - le discussioni in corso non stanno portando ad una decisione. Servirebbe un mandato del Consiglio di sicurezza dell'Onu a cui dovrebbe aggiungersi un mandato della Nato, ma come avete visto americani e inglesi, che più avevano pressato per questa soluzione, hanno fatto capire con dichiarazioni ufficiali che occorre del tempo e che le riflessioni sono in corso». Quanto all'eventuale «congelamento» delle quote detenute dai fondi sovrani libici e dalla Banca di Libia in gruppi italiani e europei (come quelle detenute dalla Lia o dalla Bank of Libya in Unicredit e in Eni), poi, coclude Frattini, «serve una decisione comune dell'Ue».